Che ultimamente mi capita che quando che io mi vado in qualche luogo che c’è sempre qualcuno, di solito alla porta di questo luogo o per strada o nei pressi di questo luogo, che mi dice “ehi, ciao” come se mi conoscesse e che io gli rispondo “ehi, ciao”, come se lo conoscessi e che lui o lei poi mi fa domande specifiche come a dire “che bello che stai in tour con il gruppo” e che io allora capisco che mi hanno confuso con un’altra persona che, devo dire, non mi dispiace mai, che in anni passati mi lasciavo confondere e che facevo anche lunghe conversazioni sulla confusione e che c’era una signora che io andavo a un autolavaggio, poi ci andavo solo per conversare e che l’auto neanche più la lavavo, che mi aveva confuso con il fratello di un amico del marito e che mi chiedeva sempre “Come sta tuo fratello, Giovanni?” e che io che non ho fratelli allora che iniziavo a raccontare di Giovanni e delle sue avventure. Alle volte andava in ospedale, stava malissimo, altre volte si fidanzava, poi un figlio con una donna di cui si era innamorato nel giro di un paio di settimane, poi Giovanni e la malavita, poi Giovanni e le due lauree, poi Giovanni e la pesca, poi Giovanni in Africa, poi Giovanni falegname, poi Giovanni artista, poi Giovanni disoccupato, poi che una volta si è pure sposato e che la moglie lo aveva lasciato al ristorante poco prima della torta, Giovanni era mio fratello maggiore, poi una volta che Giovanni era andato in un bosco ed era caduto in un burrone e lo hanno salvato dopo 74 ore che i pompieri che lo cercavano che pure la televisione la Rai che ne aveva parlato e che la signora che ci facevamo delle grandi conversazioni su mio fratello Giovanni poi non ho più visto la signora e lo stesso non ho più visto mio fratello Giovanni, che eravamo rimasti a Giovanni che durante il covid faceva il cuoco in un ristorante, che era che io mi dovevo ricordare tutta la vita di Giovanni che la signora poi mi chiedeva di Giovanni che si ricordava pure lei la vita di Giovanni che io le raccontavo e allora andavo all’autolavaggio come esercizio della mia memoria e pure la sua, evidentemente. Che però ultimamente ci sono molti miei sosia in giro e allora mi piace di dire che non sono quello che loro credono, cioè mi lascio confondere meno facilmente, che io sia perché prima davo per scontato che qualcuno mi somigliasse ora invece che io voglio capire in che cosa che l’altro a me mi somiglia, è curiosità ingenua, e che allora che quando mi dicono “ah ma tu non sei quello” e che mi dicono “allora devi sapere che c’è un tuo sosia in giro, identico” e che poi vado a vedere, talvolta anche insieme a loro che mi dicono del sosia, vado a vedere su internet il sosia che ho il telefonino in mano e che insieme guardiamo il mio telefonino e il mio sosia e che loro mi dicono nome e cognome del mio sosia o che li cerchiamo per le avventure delle loro vite e che siamo vicini, io, lui o lei e lo vediamo insieme dallo schermo del telefonino e che poi capita che lui o lei guarda lo schermo e guarda me e che dice che il sosia non mi somiglia poi tanto, cioè solo il naso, cioè solo un po’ la forma degli occhi, cioè la barba, cioè il modo di l’espressività, e che loro mi guardano e poi guardano il sosia nel telefono e che dicono cerca un’altra foto e neanche quella mi somiglia per davvero, cioè c’è la barba, ci sono gli occhiali, alle volte la calvizie, non sempre, alle volte non c’è nemmeno la barba, alle volte neanche gli occhiali e dicono che effettivamente non vi somigliate, però dal vivo siete uguali, dicono. Va più o meno così da qualche mese. Ultimamente. Poi dico che mi chiamo Massimo e loro pure si presentano. Faccio amicizia così, ultimamente.
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