Quando che faccio colazione a me che io mi guardo intorno se sono da solo. E se sono in compagnia pure mi guardo intorno. Parlo sì. Anche da solo. Ma però sennò resto zitto. In compagnia meno. Però parlo. Ma non è che mi guardo intorno perché devo cercare le cose a me mi viene di guardarmi intorno e poi di parlare un po’ e di guardarmi intorno e di pensare alla giornata alle cose da fare alle cose che non voglio fare alle persone che non sento più, che vorrei sentire, le penso sempre, è come fare un elenco, ce ne sono due, non tante, alle persone che sento, pure le penso sempre, che non sono tante, due o tre, forse, che penso, alle persone che non ci sono più, e a quelle che ci sono, pure. Guardo l’alba, ascolto il canto degli uccelli, quasi mai metto la musica però talvolta la ascolto, mi guardo le mani, guardo il cielo, le montagne, le case in lontananza e in vicinanza, guardo gli animali, anche, i fiori, talvolta, qualche messaggio, per dire. Quando vengono a dormire a casa gli amici a me mi piace che la mattina facciamo colazione insieme e ci diciamo le cose. Quello è un momento in cui parlo e allora gli amici credono che io la mattina sia uno che parla ma da solo io sto zitto. Con loro parlo. Che la colazione è il giorno della mattina in cui che io mi penso più degli altri momenti del giorno. Ci sono piccole cose che mi tolgono da questi pensieri con me, come per esempio le cose che leggo quando che mi guardo in giro che stamattina ho letto sull’etichetta del latte che bevo la scritta “100% latte di Montagna senza OGM” e allora pensavo alle montagne che non sono organismi geneticamente modificate. E pensavo che a me mi sembrava una considerazione esatta. Perlomeno secondo la mia esperienza di vita alle sei del mattino, circa.
Per altri spuntisunti inediti, visita questa pagina