Massimo Gerardo Carrese
Non è stato inventato tutto. Tutto è ancora da scoprire

Non è stato inventato tutto. Tutto è ancora da scoprire

Intervista a Massimo Gerardo Carrese, fantasiologo

di Paola Rullo

per TGnewsTV

Albert Einstein sosteneva che la fantasia superasse la conoscenza, perché a differenza di quest’ultima non pone limiti al sapere. Massimo Gerardo Carrese attraverso la fantasia ha dato vita a una professione. Dal 2005, infatti, svolge in ambito: universitario, scolastico e sociale la professione di fantasiologo. Tale voce è riportata nell’Enciclopedia Treccani Online in riferimento alla sua persona e attività.
Carrese è poeta onomaturgo e ludorimico, scrive saggi e inventa giochi fantasiologici (linguistici, matematici, artistici, gestuali e musicali) e dal 2017 è ideatore e curatore del Festival Fantasiologico. Fondatore del Panassurdismo, pubblica per Ngurzu Edizioni. Come se ciò non bastasse, cura una sua rubrica “Grilli per la Testa” su un blog italo-polacco ed è membro del Consiglio Europeo Sviluppo Umano. Questo straordinario professionista si racconta.

Lei nasce a Thun, località Svizzera, che rapporto ha con la sua terra d’origine? E come si trova in terra irpina?
“La Svizzera è la mia infanzia e parte dell’adolescenza e del presente. A Thun, infatti, vivono ancora mia sorella e mio nipote. Qual è il mio rapporto… la Svizzera mi ha dato quella metodicità che riverso nel mio lavoro, l’amore e il rispetto per il prossimo e la Natura, mi ha infuso il coraggio quando già da piccolissimo la scuola e la società m’invitavano a esplorare da solo il mondo là fuori. L’Italia mi ha immerso nella Storia del mondo e negli affetti più intensi. Ormai sono anni che risiedo in provincia di Caserta, luogo d’origine dei miei genitori da cui emigrarono per andare in Svizzera a cercare vita migliore, come molti altri della loro generazione. Sarò in Irpinia di passaggio. Sono stato gentilmente invitato a tenere un laboratorio fantasiologico in occasione dell’Estate a Venticano ma in questa terra ho lavorato già in passato, a scuola e in ambiti sociali e formativi”.

Come nasce questa bellissima professione di Fantasiologo?

“Nasce consapevolmente durante i primi anni del mio periodo universitario quando le parole fantasia e immaginazione, e solo dopo creatività, iniziavano a risuonare con insistenza nella mia esperienza personale e accademica al punto da decidere di dedicare l’intero lavoro della mia Tesi di Laurea. Inventai appositamente un gioco alfanumerico che chiamai La ruota del tempo fantastico per dimostrare sul campo le differenze tra fantasia e immaginazione facendo confluire criticamente i risultati nell’opera (anche tradotta) di Gianni Rodari. La Tesi di Laurea risente certamente dell’inesperienza del mio tempo ma è un lavoro di cui ancora oggi sono molto orgoglioso. Per me significava mettere nero su bianco le mie prime riflessioni su fantasia e immaginazione, discuterne davanti a una commissione e dare così pubblicamente inizio all’attività di fantasiologo. Ecco, non c’è stato un momento preciso in cui io possa dire: qui è nato il fantasiologo. Durante i corsi e le conversazioni tra amici era inevitabile sentire parole come immaginazione, fantasia, creatività vocaboli che conoscevo da bambino ma su cui non mi ero mai soffermato per davvero. Ho iniziato a studiarle e non ho più smesso”.

Oltre a svolgere incontri sul territorio, pratica anche consulenza fantasiologica, può dirmi brevemente in cosa consiste?

“Musei, scuole di ogni ordine e grado, associazioni culturali, società private e altri enti mi contattano principalmente per chiedere un percorso fantasiologico formativo – interdisciplinare e originale. Lo scopo della consulenza è renderli consapevoli del loro modo di pensare su un preciso tema. Un pensare indagato attraverso la fantasiologia che si occupa di percezione, associazione, fantasia, fantasticheria, immaginazione e creatività. Inoltre, li invito a non sottovalutare mai le infinite letture che le cose del mondo ancora riservano. Non è stato inventato tutto. Tutto è ancora da scoprire”.

Lei è un artista completo: scrive, dipinge, disegna, fotografa, suona. Quanto il suo vissuto in quanto Massimo influenza l’artista?

“Sono uno studioso e non sento differenze tra la vita personale di Massimo e la vita del fantasiologo. Il fantasiologo è curioso e si guarda intorno proprio come fa Massimo”.

In base al particolare periodo che stiamo vivendo, può darci un consiglio per affrontare al meglio tale situazione?

“Prendere un libro e leggere una poesia al risveglio, anziché controllare il cellulare. Sentire in che modo quei versi si muovono nel nostro corpo. La poesia può renderci meno indifferenti, anche verso noi stessi”.

27 agosto 2020

link all’intervista

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