Ci siamo incontrati in ascensore che lui era già dentro e io sono entrato al secondo piano e che lui buongiorno e io buongiorno pure a lui ho detto e io ho detto scende? e lui ha detto sì vado al piano terra e io ho detto anche io e bene allora io con le braccia conserte e lui pure e poi eravamo al secondo piano le porte si chiudono e poi che senti un po’ di vuoto ma poco e che poi al primo lo vedi dalla luce e poi al piano terra le porte dell’ascensore si aprono e c’erano i nostri riflessi nell’ascensore cioè c’erano più Massimo riflessi sulle pareti, un massimo è scomparso quando le porte si sono aperte ma c’era Massimo dappertutto, mi sono girato a controllare, quasi a riflettere i pensieri che ti vengono la mattina che allora dici vado in ascensore a riflettermi, con tutti i pensieri, e allora le porte si sono aperte lui fa prego e io prego e lui prego prego e io no dopo di lei e lui mi mette una mano sulla spalla e mi dice prego e io grazie e lui prego e poi lui davanti a me che cammina e io dietro di lui che siamo in albergo che lui va verso la colazione, il buffet, e io pure ma però per me non c’è niente, già lo so, lo penso, e lui dice mi prendo un cornetto, lo dice a sé stesso ma lo dice a tutti, a voce regolare, il tono era regolare, e pure io dico a me stesso, senza voce, nella mia testa, per me non c’è niente, come immaginavo. Ordino allora un doppio caffè. Non lo prendo mai doppio. Ora sì. Il barista mi dice qualcos’altro? No, grazie. Prego. Il doppio caffè era buono, dico, grazie. S’immagini. Mi risponde. Allora torno in ascensore, di nuovo su, al secondo piano, l’ascensore va piano, ma dentro sono andato a immaginarmi dentro l’ascensore. S’immagini, dice. Riflettevo ovunque.
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