Massimo Gerardo Carrese
La fantasia non esiste

La fantasia non esiste

La fantasia non esiste

di Massimo Gerardo Carrese

LA FANTASIA NON ESISTE

Il testo racconta l’esperienza fantasiologica vissuta con i bambini di III B dell’I.C. “Padre Isaia Columbro” di Foglianise (Benevento). L’assurdo è adottato qui come sguardo complementare alla logica con il fine di comprendere e rintracciare “un senso altro” della fantasia, dell’immaginazione, della creatività. Come a dire che ciò che sembra privo di significato, contrario all’evidenza, rivela invece occasioni di riflessioni e di insolite osservazioni.

«Dite che si tratta di una cosa assurda? Ma chi può dire veramente che cosa è assurdo e che cosa non lo è? E poi, ammettiamolo pure! Soltanto chi mette a prova l’assurdo è capace di conquistare l’impossibile.»
Miguel de Unamuno, Vita di don Chisciotte e Sancio Panza

Dove si trova nel corpo umano l’immaginazione? A questa domanda gli adulti rispondono senza esitare: nel cervello (1) . È una risposta corretta ma per nulla scontata: in passato si credeva risiedesse nel fegato. (2)
E i bambini, che cosa rispondono? Sanno bene(3) che l’immaginazione, la fantasia, la creatività sono facoltà che risiedono nel cervello (lo argomentano animatamente in classe) ma al nostro Corso di Fantasiologia ho chiesto loro di far svirgolare il pensiero cioè di trovare soluzioni maldestre – in questo caso definizioni – che esplorassero sguardi insoliti. Altre possibilità. Quali? Quelle legate alle circostanze del pensiero solitamente sottovalutate perché definite da una comunità e persino da noi stessi come prive di senso, false, inconcepibili, incoerenti, sciocche, impossibili. In una parola, assurde. Ho chiesto loro di scrivere brevissime definizioni per rintracciare un senso altro (forse amplificato?) della fantasia, dell’immaginazione, della creatività.

Una definizione di “assurdo” dice: «Esito contraddittorio di tutte quelle procedure di pensiero che non seguono i principi che regolano i percorsi del pensiero logico. In quanto contraddittorio, l’assurdo è privo di significato (v. SEGNO), ma non di SENSO (v.), che è possibile raggiungere utilizzando procedure di PENSIERO (v.) non contemplate dal pensiero logico.(4)» L’Enciclopedia Treccani Online definisce assurdo ciò che «è contrario alla ragione, all’evidenza, al buon senso».(5)

Noi abbiamo inteso l’assurdo nel senso di «tutto quello che è strano, impossibile(6) » come a sostenere di diritto che il muro rosso è bianco o che la finestra chiusa è aperta. La spunta chi riesce a dimostrare ciò che afferma, anche se la questione fosse palesemente assurda(7) .

Ai bambini di III B della scuola primaria dell’Istituto Comprensivo “Padre Isaia Columbro” di Foglianise (Benevento) ho dedicato una parte delle lezioni fantasiologiche proprio all’assurdo. Sono state utilissime a rivelarci inaspettati spunti di riflessione sui concetti di fantasia, immaginazione, creatività, oltre ad averci donato rumorosi e gioiosi sorrisi.

Ci siamo chiesti: «Che cosa sono la fantasia, l’immaginazione e la creatività se le guardiamo in modo stravagante?» Per approcciare all’assurdo siamo però partiti da lontano: dal mondo delle bugie(8). Una bugia è «quando si dice qualcosa che non è vero», «quando facciamo credere a qualcuno delle cose che non sono vere», «quando per esempio diciamo una cosa che un’altra persona non la sa e noi gli facciamo credere qualcosa che non è vero», «però tu dici le bugie e allora significa che conosci la verità perché sennò non puoi dire una bugia.» Ecco il punto: per dire la bugia devi conoscere la verità (e viceversa); per esprimere l’assurdo devi conoscere la logica (e viceversa). Anche l’assurdo ha proprie regole: se vuoi scrivere qualcosa di insensato (es. «il topo è un cane che miagola») devi farlo con logica. Persino la logica (coerenza del ragionamento) in sé può essere stravagante, come la frase: «in questo momento sto mentendo(9) ».

A piccoli passi ci siamo lasciati coinvolgere dal gioco dell’assurdo. Perché giocare con l’assurdo? Per divertirci e condividere insieme definizioni stranissime e per indossare uno sguardo complementare al pensiero logico. Abitare uno sguardo sbrigliato significa magnificare quell’altra possibilità. È così che abbiamo sviluppato il doppio punto di vista sulle cose del mondo: un punto di vista logico e un altro assurdo. L’assurdo vissuto in classe è stato una proposta a tirare fuori quei pensieri «che sono proprio strani, anche un po’ scemi», che «sono divertentissimi» ma che diciamo sottovoce perché ci vergogniamo del giudizio degli altri che «possono pensare che siamo pazzi». Sono pensieri che «sembrano scemi ma mi aiutano a capire in un altro modo come sono fatte le cose».

Ancor prima di addentrarci nell’assurdo ci siamo chiesti quali fossero i volti logici della fantasia, dell’immaginazione, della creatività. Ognuno ha detto la sua: «La fantasia è qualcosa che ti fa sognare»; «l’immaginazione ti fa pensare alle cose che non esistono»; «la creatività è quando crei qualcosa». Poi abbiamo approfondito e sperimentato che la fantasia regge sul concetto di anche: una cosa non è solo quella cosa ma anche un’altra (facendolo vedere con una dimostrazione)(10); che l’immaginazione si concentra sulle immagini mentali, cioè analizza come sono fatte le immagini che conserviamo nella nostra mente; che la creatività è metodo, tecnica, un processo con un fine preciso: la ricerca dell’originalità.

Dopo averle praticate secondo sistematicità, abbiamo sentito la necessità di sbrigliare il nostro sguardo e provato a capire se vi fossero facce insolite, per così dire, della fantasia, dell’immaginazione, della creatività. Qualcosa di altro per comprendere di esse un tratto in più o scoprirne uno in meno. Un movimento del pensiero diverso dai soliti punti di vista; un’idea che rendesse chiara in noi la fantasia, l’immaginazione e la creatività viste da definizioni solo in apparenza insensate.

Abbiamo iniziato il nostro cammino nell’assurdo a piccoli passi perché, in generale, non è facile prendere confidenza con quanto è contrario alla ragione (soprattutto a scuola e, ancor di più, nella stessa aula dove i bambini seguono, quando non c’è fantasiologia, le lezioni di italiano, di matematica e di tutte le altre discipline che non invitano – perlomeno non palesemente – a sperimentare assurde potenzialità complementari al pensiero logico).

L’ambiente “aula” inibisce di solito i bambini e, per introdurli al gioco dell’assurdo, anche a Foglianise ho messo in pratica il seguente esempio:
– «Ho questa penna tra le mani. La lascio cadere. Perché cade?», domando.
– «Perché è pesante», rispondono i bambini.
– «Bene. La penna cade perché è pesante. Certo. E poi anche perché non vola», sostengo.

A quest’affermazione alcuni bambini del nostro corso hanno subito riso (quelli più predisposti ad abbandonarsi da subito al gioco dell’assurdo) e altri (la maggioranza) hanno contestato la mia posizione dicendo che «una penna non può volare perché non ha le ali».

Giocare all’assurdo, e contestualizzarlo in una definizione come abbiamo fatto noi, è abbastanza difficile perché dobbiamo prima giocare a smontare il nostro punto di vista (quasi solo) logico sulle cose(11) e dopo diventa più bello guardare il mondo con occhi insoliti e godere di un panorama con doppia vista: una che affaccia sui luoghi della logica e l’altra su quelli dell’assurdo.

Dopo aver sperimentato alcune apparenti assurdità(12) e letto libretti per ispirarci e suggestionarci(13), ho invitato i bambini a pensare alla fantasia, all’immaginazione e alla creatività in modo altro per ricercare metafore, similitudini, pensieri rari che descrivessero le tre facoltà della mente così come, a nostro sapere, nessuno aveva mai fatto prima.

L’assurdo ci ha portati in territori dove l’allegria e il coinvolgimento sognano a occhi aperti. Perciò diciamo che l’assurdo stimola anche la fantasticheria. Noi però in classe giocavamo con un tipo di assurdo che prevedesse la dimostrazione di quanto sostenuto, cioè era necessario per noi cercare un metodo (nel nostro caso una definizione scritta, da commentare) per confermare le nostre strambe intuizioni. Il che vuol dire che non ci lasciavamo semplicemente trasportare dalle nostre fantasticherie (cioè dai sogni a occhi aperti, per l’appunto) ma dovevamo condensare in concrete spiegazioni le assurdità a cui pensavamo. Se affermavamo che la matita era un mappamondo, lo dovevamo dimostrare! Se dicevamo che la cattedra era un bottone, lo dovevamo far vedere a tutti(14)! Se sostenevamo che il numero 7 era ovunque (in cose, in altri numeri, in tutte le persone…), anche in elementi che con il numero 7 non avevano dirette relazioni, lo dovevamo provare!

Le lezioni «sui pensieri strani» ci hanno fatto scoprire che l’assurdo in passato (e ancora oggi) non ha avuto vita facile e che idee ritenute stravaganti da una comunità sono state poi riconosciute come valide e utili (15). Insomma, mai sottovalutare le occasioni dell’assurdo perché ci invitano al gioco spensierato e ci aprono, in modo complementare, al pensiero logico. «Con i bambini, nel loro interesse, bisognerebbe stare attenti a non limitare le possibilità dell’assurdo. Non credo che abbia a scapitarne la loro formazione scientifica. Anche in matematica, del resto, ci sono le dimostrazioni “per assurdo”.» scriveva Rodari nella sua Grammatica della Fantasia a proposito della costruzione di un limerick.

Ecco le riflessioni dei bambini(16):

Che cos’è la fantasia?
• Un paio di occhiali che servono per vedere il mondo [la fantasia ci fa vedere meglio le cose, come gli occhiali che servono a vedere meglio se non vediamo bene]
• È un polmone perché è là che respira [la fantasia mi dà ossigeno, è fonte di vita]
• Una mano, perché ti fa muovere [la mano mi permette di prendere le cose che sono lontane da noi, come fa la fantasia]
• È un albero di ciliegie [una tira l’altra e poi le ciliegie sono buone, come la fantasia che è buona e che ti fa venire un’idea dopo l’altra]
• È un cinema perché lì si guardano i cervelli [tipo i documentari che ti fanno vedere come sono fatte le cose. Anche la fantasia ti fa capire come sono fatte le cose e allora ti fa capire anche il cervello di chi ha inventato le cose]
• È un occhio, perché l’occhio pensa [quando guardo io cerco le cose che poi penso]

Che cos’è l’immaginazione?
• È un bar perché lì si beve il caffè [il bar è un posto dove uno va per rilassarsi un attimo e mentre si beve il caffè una persona capisce come sono fatte le cose]
• È la bocca perché è là che mangio [senza immaginazione siamo morti, se non mangiamo moriamo]
• Un capello, perché ti fa sentire bello [i capelli pettinati ti fanno sentire bello e l’immaginazione ti fa sentire bello]
• È la mia bocca aperta a cuoricini [le cose belle che immaginiamo poi escono dalla bocca]
• I mie occhi azzurri [che puoi immaginare quando non mi vedi]
• È un polmone, perché respira [l’immaginazione è l’aria]

Che cos’è la creatività?
• È una matita, perché scrive [quando faccio i progetti prendo la matita]
• I miei capelli che puzzano [quando penso sudo e allora i capelli mi puzzano]
• È una gomma che cancella [quando sbaglio a fare il progetto cancello quello che ho fatto]
• È uno che mi deruba. Perché l’ho creato io [posso creare tutto con la mia mente anche uno che ruba le mie idee]
• Un occhio, perché ti fa vedere [le creazioni le vedi con gli occhi]
• È un pugnale perché con il pugnale lotto [io combatto e trovo le soluzioni]

Il gioco dell’assurdo ci ha fatto rivedere l’anatomia della fantasia, dell’immaginazione e della creatività. Ne abbiamo discusso in classe e capito che si trovano nel nostro cervello ma la suggestione a ricercare altri punti di vista è arrivata quando un bambino ha detto: «Creatività è quando creiamo con le mani, allora la creatività è nelle mani, non nel cervello».

Dove si trova nel nostro corpo la fantasia?
• Nel sangue perché là stanno le mie cellule
• Nelle mani perché la mano inventa le cose
• Nell’occhio perché lì c’è il cervello
• Negli occhiali perché con quelli vedo

Dove si trova nel nostro corpo l’immaginazione?
• Nelle gambe perché lì c’è il cuore dell’immaginazione [l’immaginazione è movimento]
• Nel seno perché le piace stare lì
• Nell’occhio perché è là che vedo
• Nelle mani perché con le mani creo le forme
• Nel naso perché ti fa sentire il profumo [il profumo di quelle cose che tu non vedi ma che con il profumo tu riesci a capire che cosa sono, per esempio se senti il profumo del pane vedi nella tua testa il pane, anche se non c’è]

Dove si trova nel nostro corpo la creatività?
• Nelle orecchie perché è là che sento [quello che dicono gli altri dei miei progetti]
• La creatività sta nei capelli e per quelli calvi sotto il tallone
• Si trova nel naso perché è sporco [quando creo faccio sempre tanta confusione e allora sporco tutto]
• Nell’orecchio perché sente i rumori
• La creatività si trova nella schiena perché è lì che c’è il cervello
• Si trova nei piedi perché ti fa camminare

L’assurdo diverte, sorprende e fa sorridere. Inquieta, meraviglia e fa riflettere. Stringe la mano al caso e invita le regole a svestirsi. Stimola l’umorismo (17) e l’arte in genere. Alleggerisce il senso del ridicolo, sbiadisce la severità, applaude all’errore. Fa nascere altri e nuovi punti di vista. Rinfresca le emozioni dal caldo dell’abitudine. Apre lo sguardo all’inaspettato.
«Cosa farei senza l’assurdo e l’effimero?» (18)

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*

Gli alunni: Angelone Carmine, Catillo Giada, De Cicco Paolo, Izzo Luciana, Mastrocinque Pasquale, Mazzarelli Marta, Rapuano Pasquale, Renza Nicola, Sepe Alessia, Zampelli Francesca, Zampelli Noemi

Tutor di classe: Rosina Francesca

Scuola: Istituto Comprensivo “Padre Isaia Columbro”, Foglianise (Benevento)

La Dirigente Scolastica: Dott.ssa Pasqualina Luciano

Il disegno che accompagna il mio saggio è di Resli Tale. Realizzato per l’incontro “La fantasia non esiste” con Marcello Lavieri (editore), Livio Sossi (Professore di storia e letteratura per l’infanzia all’Università di Udine e di Capodistria, Slovenia), Resli Tale (illustratrice), Massimo Gerardo Carrese (fantasiologo), in occasione del Festival Fantasiologico novembre 2018, Rocca dei Rettori, Benevento. La conversazione animata dal prof. Sossi, suggeritore del titolo, era incentrata sulla dimostrazione per assurdo che la fantasia esiste, ed è fondamentale alla nostra vita ed evoluzione, partendo dall’assunto che “La fantasia non esiste”. Ringrazio Resli Tale per aver concesso l’utilizzo della sua opera.

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http://www.lescienze.it/news/2013/09/18/news/immaginazione_creativit_aree_cerebrali_reti-1812015/>
2- Per approfondire
3- L’esperienza diretta sul campo mi porta a confermare che lo sanno bene i bambini dai 7 anni in su. Quelli più piccoli sostengono che la fantasia (l’immaginazione o la creatività, spesso non conoscono propriamente il significato di queste parole né le loro differenze) sia nel cuore, nella mamma, nel papà, nelle cose. Non indicano quasi mai la testa come luogo possibile di residenza di queste facoltà e se lo fanno non ne sono sempre convinti. I bambini tra i 3 e i 5 anni restano di solito in silenzio alla domanda: “Dove si trova nel tuo corpo la fantasia?”
4- Umberto Galimberti, Nuovo dizionario di psicologia, psichiatria, psicoanalisi, neuroscienze, Feltrinelli ed. 2018
5- http://www.treccani.it/vocabolario/assurdo/
6- Le citazioni tra virgolette, se non diversamente specificato, sono tratte dai commenti dei bambini durante le nostre conversazioni in aula
7- Per approfondire questo passaggio rimando a “Il Panassurdismo
8- Abbiamo creato una bozza di libro con definizioni e illustrazioni non coincidenti tra di loro. Ai lettori esprimevano evidenti falsità. Per noi erano verità mascherate
9- Cfr. Paradosso del mentitore
10- In un prossimo saggio destinato a questo blog scriverò della congiunzione “anche”, che da sempre accompagna i miei incontri pubblici, studi e ricerche fantasiologiche. “Anche” è la parola chiave che mette in pratica le possibilità rendendole disponibili all’altro, non certo per offrire una verità assoluta ma per condividere con l’altro le proprie ipotesi sul mondo. Con i bambini abbiamo esplorato il concetto dell’“anche” guardando gli Ortinti Segni, poi con il gioco fantasiologico delle sagome (“La tartaruga non è solo una tartaruga ma anche un nido con tre uccellini”; “La mia mano non è solo una mano ma anche un elefante”; “I miei occhiali non sono solo occhiali ma anche una farfalla”; “L’evidenziatore non è solo un evidenziatore ma anche un cane” […]) e, infine, con la conoscenza teorica e pratica delle parole chiave del Corso di Fantasiologia https://arteculturaitalopolacca.com/2018/06/28/per-andare-dove/
11- Un modo divertente per farlo è “Il creassurdo”, un gioco fantasiologico che aiuta i bambini a formulare ipotesi e situazioni assurde cfr. Massimo Gerardo Carrese, Fantasia della parola e dell’immagine, Ngurzu Edizioni 2006. Un altro modo è porsi domande strambe come “Chi è l’inventore delle bucce di banane sparse per le scale?” cfr. Cesare Zavattini, I giocattoli, Hacca edizioni 2015
12- Come il procedimento del mio gioco fantasiologico “il 7 ovunque” in cui si rintraccia, con logica, il numero 7 in ogni elemento del mondo, anche tra situazioni e individui che non hanno evidenti relazioni con il 7: «Il nome “Massimo” ha 7 lettere. “Paolo” ne ha 5. È impossibile dimostrare che il 7 è anche nel nome “Paolo”».
13- Per esempio Harriet Russell, Il libro per contare che non conta niente, Edizioni Corraini 2006
14- Cfr. Il Panassurdismo
15- «[…] Non c’è quindi da meravigliarsi che anche esperienze o dottrine che dovevano poi essere riconosciute vere siano state per molto o poco tempo definite assurde. Per es., gli antichi ritenevano assurdo la credenza negli antipodi perché, non avendo la nozione della relatività delle determinazioni spaziali, credevano che agli antipodi gli uomini avrebbero dovuto vivere col capo all’ingiù. In questo senso la parola significa “irragionevole” cioè contrario o estraneo a ciò che si può ragionevolmente credere. […]» Nicola Abbagnano, Dizionario di Filosofia, UTET ed. 1971 alla voce “Assurdo”
16- Tra parentesi quadre i commenti logici dei bambini alle loro considerazioni assurde
17-Louis R. Franzini, Bambini che ridono. Come sviluppare il senso dell’umorismo del vostro bambino, Armando Editore 2011
18- Hayden Herrera, Frida.Una biografia di Frida Kalho, Neri Pozza Editore 2016

* tratto da ArteCulturaItaloPolacca. Dalla rubrica “Grilli Per la Testa” – 29/06/2019


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