Fantasiologia: per uno studio della fantasia, dell’immaginazione, della creatività
saggio, anche in lingua polacca, pubblicato in ArteCulturaItaloPolacca 8/3/2018. La versione aggiornata e riscritta è in Massimo Gerardo Carrese, Per andare dove? Introduzione alla fantasiologia, Ngurzu Edizioni 2020, Collana I Saggi. Per nuove e più approfondite considerazioni sulla fantasiologia si consiglia Il grande libro della fantasia, il Saggiatore 2023.
«Di cosa si occupa lei?».
«Di fantasiologia».
A questa mia risposta gli interlocutori, di solito, hanno le seguenti reazioni, in ordine sparso:
a): «Fantasiologia? Mai sentita. Di cosa si tratta?»; b) «Ah bello, la fantasia è fondamentale»; c) «Lavorare con i bambini è un bel privilegio»; d) «Ma è tipo Scientology?»; e) «Interessante».
Quest’ultima reazione è quella che più mi preoccupa – lo dico per esperienza personale ma non è un discorso da generalizzare – perché quando la sento, intuisco la completa indifferenza da parte dell’interlocutore che chiede, durante il coffe break a un convegno, del mio lavoro solo per formalità. In quel suo «interessante» non c’è un invito a saperne di più (infatti la nostra già noiosa conversazione muore subito dopo). È un’espressione di sola circostanza. Nient’altro. La parola «interessante», poi, mi fa venire in mente un film in cui si dice che «interessante» è una non parola: vuol dire troppe cose, quindi non significa niente. [1]
La reazione b) ha buoni propositi e mi mette contentezza e la c) apre a una serena conversazione in cui mi piace dire che la fantasia e l’immaginazione non sono territori mentali solo dei più piccoli mentre la d) è lontana dalle mie passioni. La prima è quella che preferisco. Invita alla condivisione, al dialogo intelligente, il più delle volte molto appassionato, e nei casi più fortunati da queste gradevoli conversazioni nascono anche durature amicizie e collaborazioni. Certo, è un diritto provare indifferenza per l’argomento fantasiologia (e verso chi scrive), così com’è possibile a volte il contrario.
Molti pensano che la parola fantasiologia sia una recente invenzione e alcuni, impropriamente ma in buona fede per ragioni che dirò più avanti, la attribuiscono a me. La parola fantasiologia è presente già nel 1760 nelle Novelle letterarie di Giovanni Lami [2] e i significati che la voce ha assunto nel tempo sono legati a vario titolo alle parole fantasia e immaginazione le quali, specie in ambito filosofico, rivelano tutta la loro complessità. Oggi, se provate a digitarla su Google Italia [3] conterete oltre 1000 risultati ma con riferimenti, quasi esclusivi, alla mia attività di studi, giochi e ricerche (da qui la citata attribuzione a chi scrive) che porto avanti da molti anni in ambito universitario, scolastico e sociale. Non ho inventato la parola fantasiologia (né fantasiologo) e c’è chi oggi la impiega per descrivere tutt’altro, per esempio un tipo particolare di letteratura. [4]
Nel tempo credo di aver dato alla parola fantasiologia (e a fantasiologo)[5] un’importante circolazione (più di 400 sono gli articoli apparsi negli ultimi anni su testate giornalistiche online e sulla carta stampata locale e nazionale)[6] e riservato a essa le mie riflessioni nelle attività che vanno dai corsi di formazione [7] all’ideazione di un festival, [8] dalle mostre [9] ai concerti, [10] dall’editoria [11] alle lezioni universitarie. [12]
Grazie al fondamentale confronto con adulti e bambini, con il passare degli anni sono riuscito a conoscere sempre meglio la fantasiologia (meraviglie e inquietudini). Adesso, credo di poterla descrivere così: «la fantasiologia è un percorso di studi, giochi e ricerche interdisciplinari dedicata alle storie e alle caratteristiche della fantasia e dell’immaginazione (e per riflesso della creatività) viste nel vivere quotidiano, nella dimensione irreale o fantastica e nelle discipline umanistiche, scientifiche, ludiche e artistiche».
L’attività di chi si occupa professionalmente di fantasia e di immaginazione [13] sarebbe ben collocabile sotto la voce fantasiologia: phantasia + logia = studio della fantasia (e dell’immaginazione. E perché non chiamarla immaginologia? Perché è tutt’altra cosa – a voi il piacere della scoperta. Inoltre, la parola latina per immaginazione nasce dopo la parola greca per fantasia ma ne scriverò in un altro momento).
La fantasiologia si guarda intorno (e dentro di noi) per ricercare e conoscere le nostre facoltà (fantasia e immaginazione) e le nostre abilità (creatività), per praticare queste ri-scoperte nell’esperienza quotidiana e nelle varie discipline con consapevolezza e ragionamento insieme a spontaneità e voglia di lasciarsi andare. Fantasia-immaginazione-creatività non sono sbrigliate, come per errore si crede, ma nascono e si costruiscono su regole (anche dire «non ci sono regole» è già una regola).
La fantasiologia segue percorsi bibliografici, dimostrazioni, ricerche sul campo, fantasticherie, desideri, stranezze. Se da un lato essa è un affascinante percorso esperienziale da vivere e costruire in ogni momento, dall’altro fonda i propri passi anche su ragionamenti. Quando scrivevo che «la fantasiologia è uno sguardo, non una regola», [14] intendevo dire che non c’è un rigido metodo (cioè solo ragionamento) che prescrive il nostro comportamento ma c’è una nostra espressione che dipende proprio da come siamo fatti, dalle cose che conosciamo, dai nostri dubbi e curiosità. Il nostro sguardo non è un modello da replicare freddamente ma un’ispirazione, da condividere con gli altri. E l’ispirazione non è mai priva di regole. Ci sono però regole che s’impongono e regole da cui prendere stimoli. La fantasiologia appartiene a quest’ultima categoria. «La fantasiologia procede aggiornandosi continuamente: non ci sono regole definitive ma definite di volta in volta. Si inoltra nell’ordinario, nell’inverosimile, nell’ignoto, nelle diverse forme del sapere. Equilibrandosi instancabilmente.»[15] L’equilibrio tra noi, la Natura e la società in cui viviamo.
Dal design alla letteratura, dall’invenzione del tappo di bottiglia alla poesia, dalla musica al colore verde dei semafori, dalla zebra al pomodoro, dalla matematica al viaggio al centro della Terra, dalla linguistica al Paese delle Meraviglie, dal silenzio all’homunculus, la fantasiologia è interessata a tutto perché fantasia, immaginazione, creatività sono imprescindibili dall’essere umano (anche se poi molte persone sono convinte che esse appartengano solo al momento della lieta spensieratezza, all’età fanciullina, alla sana evasione dal reale e non anche alle cose importanti, serie, potremmo dire).
In chi la pratica, la fantasiologia stimola la curiosità e, soprattutto, solletica il dubbio. [16] È il dubbio (quello di cui parlavano Socrate e Dante, Agostino e Kant per esempio), più della curiosità, a mettere in discussione le cose che si credono definite e a rivelare di quelle stesse cose le (altre) potenzialità, per alcuni futili e per altri utili.
Oggi credo che il dubbio sia una condizione mentale poco praticata a causa della sbandata sensazione che abbiamo di poterci informare su tutto. Velocemente. Senza verificare l’attendibilità, con le dovute ricerche, prove e comparazioni, delle informazioni che ci fanno apprendere della Natura, delle cose del mondo e di noi stessi. Diciamo e condividiamo, senza percepire il minimo dubbio, che il povero Pinocchio è stato inghiottito dalla balena, che la parola casa non può diventare anche un gelato, [17] che gli antichi credevano che la Terra fosse piatta.
La fantasiologia invita all’esperienza e, insieme, al ragionamento.
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[1] DAL FILM DI MATT ROSS CAPTAIN FANTASTIC, 2016
[2] HTTPS://BOOKS.GOOGLE.IT/BOOKS?HL=IT&ID=QEJAAAAACAAJ&DQ=FANTASIOLOGIA&Q=FANTASIOLOGIA#V=SNIPPET&Q=FANTASIOLOGIA&F=FALSE
[3] ANCHE SU GOOGLE.COM OLTRE 1000 SONO I RISULTATI CORRISPONDENTI ALL’INGLESE “FANTASIOLOGY” MA A PARTE QUALCHE RARO CASO DI VICINANZA CON IL SIGNIFICATO DELLA PAROLA DATO IN QUESTO ARTICOLO, LA VOCE È DESCRITTA IN TERMINI ALQUANTO VAGHI E POCO ATTINENTI AL NOSTRO TEMA
[4] LO SCRITTORE MAURIZIO DE GIOVANNI IN “LA STAMPA”, 21/05/2017 HTTP://WWW.LASTAMPA.IT/2017/05/21/CRONACA/VEDI-NAPOLI-E-POI-SCRIVI-LA-CITT-E-I-MILLE-MODI-CON-CUI-GLI-SCRITTORI-LA-RACCONTANO-DHVCYGOXK1NNMGNTCXJT6I/PAGINA.HTML
[5] ENCICLOPEDIA TRECCANI ONLINE HTTP://WWW.TRECCANI.IT/MAGAZINE/LINGUA_ITALIANA/ARTICOLI/PAROLE/NEOLOGISMI_LETTORI_9.HTML
[6] SU WWW.FANTASIOLOGO.COM È PRESENTE UNA SELEZIONE DELLA RASSEGNA STAMPA DAL 2006 A OGGI HTTP://WWW.FANTASIOLOGO.COM/MASSIMO%20GERARDO%20CARRESE%20-%20RASSEGNA%20STAMPA.HTML
[7] COME APC AZIENDE PER LA CULTURA, UN TOUR FORMATIVO IN DIVERSE CITTÀ ITALIANE SUI TEMI DELLA FANTASIOLOGIA
[8] FESTIVAL FANTASIOLOGICO, 18 E 19 NOVEMBRE 2017 A CAIAZZO, CASERTA (ANTEPRIMA LUGLIO 2017 A TELESE TERME BN), CON OSPITI DI RILIEVO NAZIONALE E INTERNAZIONALE
[9] SEGNALO LA RECENTE MOSTRA FOTOGRAFICA DI ELISA REGNA DEL TUO STESSO APPARIRE, ALLESTITA CON UN MIO GIOCO FANTASIOLOGICO CHE INVITA IL VISITATORE A GUARDARE LE FOTOGRAFIE ESPOSTE E A CHIUDERE GLI OCCHI – SECONDO UN PRECISO ALLESTIMENTO CON LUCI/RIFLESSI/POSTAZIONI, PARTE INTEGRANTE DEL GIOCO – PER OSSERVARE NELLA PROPRIA MENTE LE FORME CHE VI APPAIONO. SI VEDA L’ETIMOLOGIA DELLA PAROLA GRECA ΦΑΝΤΑΣΊΑ E QUESTO VIDEO HTTPS://WWW.YOUTUBE.COM/WATCH?V=H6N0SIE6RLQ
[10] LE IMPROVVISAZIONI DEI BI-BON-WAZZOCKS(LINO BARBIERO E MASSIMO GERARDO CARRESE) O SOLISTE (MGC), IRRIPETIBILI PERFORMANCE CHE PERMETTONO DI ESPLORARE, FACENDO MUSICA, STRAORDINARIE DIMENSIONI. KERI SMITH IN PICCOLO MANUALE DEI GRANDI SBAGLI (ED. 2017 CORRAINI EDIZIONI, “INTRODUZIONE”) RIPORTA UNA NOTA DEL MUSICISTA DEREK BAILEY SULL’IMPROVVISAZIONE: «MOLTI IMPROVVISATORI TROVANO FRUTTUOSA L’IMPROVVISAZIONE, IO CREDO, A CAUSA DELLE SUE POSSIBILITÀ. COSE CHE MAGARI POTREBBERO ACCADERE MA CHE POI IN REALTÀ NON ACCADONO. UNA DI TALI COSE È CHE SI È ‘TRATTI FUORI DA SÉ’. CIOÈ, ACCADE QUALCOSA CHE DISORIENTA IN MISURA TALE CHE, PER UN SECONDO O DUE, LE REAZIONI DELLE PERSONE NON SONO LE STESSE CHE SAREBBERO IN CONDIZIONI NORMALI. SI PUÒ FARE QUALCOSA DI CUI NON SI PENSAVA DI ESSERE CAPACI.» IN ALTRO CONTESTO, MA PER ME VICINO ALLA MUSICA, ITALO CALVINO IN SE UNA NOTTE D’INVERNO UN VIAGGIATORE (ED. 2002 OSCAR MONDADORI, PAG. 182) SCRIVEVA «OGNI ESPERIENZA È IRRIPETIBILE.»
[11] TRA LE MIE PUBBLICAZIONI RECENTI SEGNALO FANTASIARE E IMMAGINARE. SGUARDI FANTASIOLOGICI SUL TABURNO, NGURZU EDIZIONI 2017, DEDICATO ALLE DUE FACOLTÀ DELLA MENTE VISTE CON I BAMBINI DELL’ISTITUTO COMPRENSIVO “PADRE ISAIA COLUMBRO” DI FOGLIANISE (BENEVENTO)
[12] DA QUALCHE ANNO, ALL’UNIVERSITÀ DEGLI STUDI DI NAPOLI “FEDERICO II”, IL DIPARTIMENTO DI MEDICINA VETERINARIA E DI PRODUZIONI ANIMALI OSPITA UN CICLO DI LEZIONI DI FANTASIOLOGIANELL’AMBITO DEL MASTER IN ZOOANTROPOLOGIA ESPERIENZIALE: BINOMIO UOMO/ANIMALE PER IL LAVORO DI PET THERAPY E ATTIVITÀ ASSISTITE CON ANIMALI
[13] TUTTI NOI CI OCCUPIAMO QUOTIDIANAMENTE DI FANTASIA, DI IMMAGINAZIONE, DI CREATIVITÀ MA QUI INTENDO COLORO CHE NE FINALIZZANO PROFESSIONALMENTE LE RICERCHE AI FINI DI UNA DIVULGAZIONE LETTERARIA, SCIENTIFICA, ARTISTICA, LUDICA: TRA I TANTI PENSO A BRUNO MUNARI, GIANNI RODARI, MELANIE KLEIN, MARCELLO ARGILLI, CARESSE CROSBY, ADAM ZEMAN, SIMONE ADOLPHINE WEIL, EDMUND HUSSERL, JEAN PIAGET, TINA MODOTTI, NGUYEN CHI TRUNG
[14] INSEGUIRE CHIMERE, NGURZU EDIZIONI 2014
[15] IBIDEM
[16] IN QUEST’INTERVISTA, AL PARAGRAFO “PERFORMANCE INTERATTIVA”, SPIEGO CHE COS’È PER ME IL DUBBIO HTTP://WWW.FANTASIOLOGO.COM/MASSIMO%20GERARDO%20CARRESE%20-%20FANTASIA%20E%20IMMAGINAZIONE%20-FANTASIOLOGIA.HTML
[17] HTTPS://SOUNDCLOUD.COM/NGURZU-EDIZIONI/LA-MIA-CASA-E-ANCHE-UN-GELATO-FANTASIOLOGO-MASSIMO-GERARDO-CARRESE
Fantazjologia: narzędziem do nauki fantazji, wyobraźni, kreatywności.
/tym neologizmem w tłumaczeniu na jezyk polski będziemy się posiłkować wymiennie z fantastką /*
“Czym się Pan zajmuje?” ,,Fantazjologią”. Na tę moją odpowiedź, rozmówcy, zwykle reagują w następujący sposób: a) “Fantazjologią? Nigdy nie słyszałem. Co to jest? “; b) “Ach, pięknie, fantazja jest kluczową sprawą.”; c) “Praca z dziećmi to wielki przywilej”; d) “Ale czy to ma coś wspólnego ze scjentologią?”; e) “Interesujące”.
Ta ostatnia reakcja jest tą, która mnie martwi – mówię to z własnego doświadczenia, ale nie chcę generalizować, gdy to słyszę, czuję kompletną obojętność ze strony rozmówcy, który zagaduje podczas przerwy kawowej na konferencji tylko dla kurtuazji. W jego zainteresowaniu nie ma zaproszenia do naukowej dyskusji (w rzeczywistości nasza już nudna rozmowa wkrótce umiera). Jest formalnym wyrazem okoliczności. Nic innego. Wyświechtane słowo “ciekawe” przypomina mi wtedy film, w którym mówi się, że “ciekawy” nie jest słowem: oznacza pojęciowo zbyt wiele rzeczy, więc w sumie nie znaczy nic.
Reakcja b) ma dobre intencje i uszczęśliwia mnie; Reakcja c) otwiera pogodną rozmowę, w której lubię mówić, że fantazja i wyobraźnia są obszarami psychicznymi do których mają dostęp jedynie dzieci; Reakcja d) jest daleka od moich pasji. Reakcja pierwsza jest tą, którą najbardziej lubię. Zaprasza do dzielenia się, do inteligentnego dialogu, najczęściej bardzo pasjonującego, a w najlepszych przypadkach z tych przyjemnych rozmów rodzą się również długotrwałe przyjaźnie i współpraca. Oczywiście, każdy ma prawo do poczucia obojętności w temacie fantazji (i do autora tego artykułu), czasami bywa też odwrotnie.
W tym artykule, a także w następnych, opowiem o moim doświadczeniu z zakresu fanatzjologii.
Wiele osób uważa, że słowo ,,fantazjologia” jest ostatnim wynalazkiem, a niektórzy, zupełnie niewłaściwie, ale w dobrej wierze, z przyczyn o których powiem później, przypisują je właśnie mojej osobie. Słowo fantazjologia jest obecne od 1760 roku. Pojawiło się w Opowieściach literackich Giovanni Lami’ego i znaczenia, które mu przypisywano w tym okresie, w zależności od okoliczności, związane były ze słowami fantazja i wyobraźnia, które zwłaszcza w obszarze filozofii, ujawniały całą swoją złożoność. Dzisiaj, jeśli spróbujecie wpisać hasło we włoskojęzycznej wyszukiwarce Google, naliczycie ponad 1000 wyników, ale z odnośnikami prawie wyłącznie nawiązującymi do mojej działalności naukowej, gier i badań (stąd cytowane wcześniej przypisywanie tego słowa mojej osobie), które kontynuuję w środowisku uniwersyteckim, szkolnym i w towarzyskim. Nie wymyśliłem słowa fantazjologia (ani fantazjolog, ale opowiem o tym w kolejnym artykule), niektórzy ludzie używają go dzisiaj do określania czegoś innego na przykład określonego rodzaju fantastyki literackiej.
Wydaje mi się, że nadałem słowu ,,fantazjologia” (i również “fantazjolog’’) dość duży potencjał (w ostatnich latach pojawiło się ponad 400 artykułów w gazetach internetowych oraz w lokalnej i krajowej prasie), związany z moimi działaniami nawiązującymi do przedmiotu fantazjologii w postaci szkoleń, projektu festiwalu, wystaw, koncertów, wydawnictw i wykładów uniwersyteckich.
Dzięki wytężonej pracy z dorosłymi i z dziećmi, z biegiem czasu udało mi się lepiej poznać fantazjologię (cuda i troski). Teraz myślę, że potrafię ją opisać następująco: “Fantazjologia jest ścieżką – domeną studiów, gier i interdyscyplinarnych badań poświęconych historiom i cechom fantazji i wyobraźni (oraz refleksji twórczej) widzianej w życiu codziennym, w nierzeczywistym lub fantastycznym wymiarze oraz w dyscyplinach humanistycznych, naukowych, ludycznych oraz artystycznych “.
Aktywność osoby zajmującej się fantazją i imaginacją, dobrze odnalazłaby się pod nagłówkiem fantazjologia: phantasia + logia = studium fantazji (i wyobraźni). A dlaczego nie nazwać tego “wyobraźniologią”? Bo to jest coś innego i to Wam pozostawię przyjemność odkrycia tego. Ponadto łacińskie słowo oznaczające imaginację – wyobraźnię narodziło się dopiero po greckim słowie fantazja (ale napiszę o tym innym razem).
Fantazjologia umożliwia spoglądanie dookoła (i do wnętrza nas samych), umożliwia poznanie naszych zdolności (wyobraźni i fantazji) i naszych umiejętności (kreatywności), aby praktykować te ponowne odkrycia w naszym codziennym doświadczeniu i w różnych dyscyplinach, musimy mieć świadomą chęć do spontanicznego rozumowania. Fantazja – wyobraźnia – kreatywność nie mogą być dowolnie pojmowane, jak się błędnie uważa, ale rodzą się i są zbudowane na pewnych zasadach (nawet mówienie “nie ma reguł” jest już regułą).
Fantazjologia podąża ścieżkami bibliograficznymi, prezentacjami, badaniami terenowymi, fantazjami, pragnieniami, osobliwościami. Jeśli z jednej strony jest fascynującą, empiryczną drogą, którą należy przeżywać i budować w każdej chwili, z drugiej także opiera się na rozumowaniu. Kiedy napisałem, że “fantazjologia jest spojrzeniem, a nie regułą”, miałem na myśli, że nie istnieje sztywna metoda (to znaczy tylko rozumowanie), które określa nasze zachowanie, ale jest też naszą własną ekspresją, która zależy dokładnie od tego, jak jesteśmy stworzeni, z doświadczenia, z rzeczy które znamy, z naszych wątpliwości i ciekawości. Nasz wzrok nie jest modelem, który można chłodno zreplikować, ale jest inspiracją do dzielenia się z innymi, a inspiracja nigdy nie jest bez reguł. Są zasady, które nakładają się na siebie i reguły, z których można czerpać bodźce. Fantazjlogia należy do tej drugiej kategorii. «Fantazjologia nieustannie się aktualizuje: nie ma skończonych-definitywnych zasad, ale od czasu do czasu mogą być one definiowalne. Przekazuje się ją w kwestiach pospolitych i niezwykłych, całkowicie nieznanych i na różnych polach wiedzy. Nieskończone balansowanie. Równowaga między nami, naturą i społeczeństwem, w którym żyjemy.
Od projektowania po literaturę, od wynalezienia kapsla po poezję, od muzyki po zielony kolor świateł drogowych, od zebry po pomidor, od matematyki po podróże do jądra Ziemi, od językoznawstwa do Krainy Cudów, od ciszy po średniowiecznego homunculusa. Fantazjologia interesuje się wszystkim, ponieważ wyobraźnia, fantastyka, kreatywność są niezbędne dla człowieka (nawet jeśli wiele osób jest przekonanych, że terminy te odnoszą się tylko do szczęśliwych beztroskich czasów, przypisane do młodzieńczego wieku, do ucieczki od rzeczywistości, a nie do rzeczy ważnych czy istotnych).
U tych, którzy ją praktykują, fantazjologia pobudza przede wszystkim ciekawość i wzbudza wątpliwości. To właśnie wątpliwość (o której mówili np.: Sokrates, Dante Alighieri, Augustyn i Kant), bardziej niż ciekawość, poddawały dyskusji rzeczy, które uważano za zdefiniowane i ujawniały ich nowy potencjał, przez niektórych traktowany jako błahy, przez innych zaś jako użyteczny. Dzisiaj uważam, że wątpliwość jest słabo wyćwiczonym stanem umysłu z powodu przeświadczenia, ze mamy możliwiość zdobywania informacji o wszystkim i to praktycznie natychmiast. Bez sprawdzania wiarygodności, potwierdzania stosownymi badaniami, testami i porównaniami informacji, które pozwalają nam poznać naturę, świat i nas samych. Mówimy i dzielimy się spostrzeżeniami, nie odczuwając najmniejszych wątpliwości czy krytycyzmu do przytaczanych stweirdzeń: “biedny Pinokio został połknięty przez wieloryba, czy że w starożytności wierzono powszechnie, że Ziemia jest płaska”.
Fantazjologia zachęca do doświadczenia i racjonalnego pojmowania świata.
Traduttore Aleksander Niedzelski
Phantasiology: the study of imagination, imagery and creativity
“What are you interested in?”
“I’m interested in fantasiology”
To this answer of mine, interlocutors usually have the following reactions, in no particular order:
(a): “Fantasology? Never heard of it. What is it about?”; b) “Ah, well, imagination is fundamental”; c) “Working with children is a nice privilege”; d) “Is it like Scientology?”; e) “Interesting”.
This last reaction is the one that worries me the most – I say this from personal experience, but it is not something that can be generalised – because when I hear it, I feel the complete indifference of the interlocutor who, during the coffee break at a conference, asks about my work just out of formality. There is no invitation to learn more in his “interesting” (in fact, our conversation, already boring, soon dies). It is just an expression of circumstance. Nothing more. The word “interesting” reminds me of a film in which it is said that “interesting” is a non-word: it means too many things, so it means nothing. [1]
Reaction (b) has good intentions and puts me in a happy mood, and (c) opens up a cheerful conversation in which I like to say that imagination and imagery are not just the mental territories of the little ones, while (d) is far from my passions. I prefer the first. It invites exchange, intelligent dialogue, usually very passionate, and in the happiest cases lasting friendships and work collaborations are born from these pleasant conversations. Of course, it is possible to feel indifference towards the subject of fantasiology (and towards the author), just as the opposite is sometimes possible.
Many people think that the word “fantasiology” is a recent invention and some, wrongly but in good faith for reasons I will discuss later, attribute it to me. The word “fantasiology” can be found in Giovanni Lami’s Novelle letterarie, 1760 [2] and the meanings that the word has acquired over time are linked in various ways to the words imagination and imagery, which, especially in the philosophical sphere, reveal all their complexity. Today, if you try to type it into Google Italy [3], you will count more than 1000 results, but almost all of them are related to my activity of studies, games and research (that’s why many people believe that I am the inventor of this word), which I have been carrying out for many years in the university, school and social fields. I did not invent the word “fantasiology” (nor “fantasiologist”), and there are those who use it today to describe something quite different, for example a certain type of literature. [4]
Over time, I think I have given the word “fantasiology” (and fantasiologist) [5] a significant circulation (more than 400 articles have appeared online and in local and national newspapers in recent years) [6] and reserved my thoughts for it in activities ranging from training courses [7] to festival, [8] from exhibitions [9] to concerts, [10] from publishing [11] to university lectures. [12]
Thanks to the fundamental confrontation with adults and children, over the years I have been able to learn more and more about fantasiology (wonders and fears). Now I think I can describe it this way: fantasiology is a path of interdisciplinary study, play and research dedicated to the stories and characteristics of imagination and imagery (and, by reflection, creativity) as seen in everyday life, in the unreal or fantastic dimension and in the humanities, science, play and art.
The activity of those who deal professionally with imagination and imagery [13] would fit well under the heading of “fantasiology”: phantasia + logia = the study of imagination (and imagery. And why not call it “imaginology”? Because it is something quite different – the pleasure of discovery is yours. Also, the Latin word for imaginatio comes after the Greek word for phantasia, but I will write about that another time).
Fantasiology looks around us (and within us) to explore and get to know our faculties (imagery and imagination) and our skills (creativity), and to practice these new discoveries in everyday experience and in the various disciplines with awareness and reason, together with spontaneity and a desire to let go. Imagery-imagination-creativity are not unregulated, as is mistakenly believed, but are born and built on rules (even saying “there are no rules” is already a rule!).
Fantasiology follows bibliographical paths, demonstrations, field research, daydreamings, desires, curiosities. It is a fascinating path of experience, always to be lived and constructed, but it is also based on reasoning. When I wrote that “fantasiology is a gaze, not a rule”,[14] I meant that there is no rigid method (i.e. only reason) that prescribes our behaviour, but there is an expression of our own that depends precisely on how we are made, on what we know, on our doubts and curiosities. Our gaze is not a model to be coldly imitated, but an inspiration to be shared with others. And inspiration is never without rules. But there are rules that impose themselves, and rules from which we can draw inspiration.
Fantasiology belongs to the latter category. “Fantasiology proceeds by constantly updating itself: there are no definitive rules, but they are defined from time to time. It enters into the ordinary, the improbable, the unknown, the various forms of knowledge.” [15] The balance between us, nature and the society in which we live.
From design to literature, from the invention of the bottle cap to poetry, from music to the green colour of traffic lights, from the zebra to the tomato, from mathematics to the journey to the centre of the earth, from linguistics to Wonderland, from silence to the homunculus, fantasiology is interested in everything, because imagination, imagery and creativity are inseparable from the human being (even if many people are convinced that they belong only to the time of happy light-heartedness, to childhood, to escapism from reality, and not also to important, serious things, we could say).
In those who practice it, fantasiology stimulates curiosity and, above all, tickles doubt. [16] It is doubt (of which Socrates and Dante, Augustine and Kant, for example, spoke), more than curiosity, that questions things that one believes to be definite and reveals the (other) possibilities of those same things, for some useless and for others useful.
Today, I think that doubt is a little practised mental state, because we have the dizzying feeling that we can find out about everything. Quickly. We learn about nature, about things in the world and about ourselves without checking reliability, without extensive research, without looking for evidence, without making comparisons. We say and pass on, without the slightest doubt, that poor Pinocchio was swallowed by a whale, that the word “home” cannot be turned also into ice cream, [17] that the ancients believed that the earth was flat.
Fantasiology is an invitation to experience and, at the same time, to reason.