Massimo Gerardo Carrese
Fantasia della Parola e dell’Immagine

Fantasia della Parola e dell’Immagine

Fantasia della Parola e dell’Immagine

Estratti. Dialoghi nelle scuole primarie.

di Massimo Gerardo Carrese

la copertina è la stessa dell’edizione Ngurzu Edizioni 2006

[…] Pertanto, la realtà è fantasia perché una cosa prima di trasformarsi in vero necessita di essere pensata. Allo stesso tempo la fantasia può diventare realtà perché le cose che si pensano possono trovare forma nella realtà. […] tutto quello che è intorno a noi è frutto della fantasia di una persona o di più persone. Ci sono due tipi di fantasia in questo caso: una fantasia reale, che posso toccare, come il banco della scuola; una fantasia mentale, che ha vita solo nella nostra mente e che non riusciamo a trasformare in realtà perché non abbiamo o non ci sono gli strumenti adatti per farlo, come nel caso di un’invenzione particolare che necessita di strumenti o di materiali che ancora non esistono. L’aspetto triste è che, nella maggior parte dei casi, proprio perché la fantasia ci circonda ed è costantemente sotto ai nostri occhi, noi non la vediamo più e allora ce ne dimentichiamo e non pensiamo più all’aspetto fantastico che nelle cose reali si “nasconde”, ma solo a quello reale, a quello pratico, che si tocca e non pensiamo alla realtà come risultato della fantasia. […]

[…] In questi brevi esempi abbiamo trattato della presenza della fantasia e dell’importanza della creatività. Ma cosa sarebbe l’uomo senza l’aspetto creativo? Proviamo ad immaginarlo: innanzitutto il presente testo non avrebbe vita perché non esisterebbe una tipografia in cui stamparlo; la carta non esisterebbe; l’inchiostro non sarebbe considerato come sostanza usata per scrivere e per stampare, ma come liquido nerastro che seppie e calamari spruzzano verso i loro inseguitori per intorbidare l’acqua e nascondersi (e già sapere questo è possedere creatività); la scrittura stessa non esisterebbe; i colori sarebbero sconosciuti; una figura di alto genio, come quella di Leonardo da Vinci, in un mondo privo di creatività sarebbe solo una presenza insignificante. In poche parole, l’essere umano non esisterebbe senza la creatività. […]

[…]

prima edizione, 2006

M: abbiamo detto che ognuno è in fondo diverso e che ognuno ha una fantasia diversa rispetto a un’altra persona. Secondo te, quante fantasie esistono al mondo? 

B: e come faccio a dirlo!!!

B: ventidue

I bambini scoppiano a ridere 

B: ma che dici?

B: allora come dici tu esistiamo solo noi al mondo?

I bambini continuano a ridere

B: secondo me al mondo ne siamo in totale tremila…quindi ci sono tremila tipi di fantasie diverse

B: vorrai dire tre miliardi

B: io dico cinque miliardi

B: duemila e cinquecento

B: ma che dici se nella preistoria eravamo trenta miliardi… significa che oggi ci sono tre miliardi di fantasie diverse, e forse secondo me anche qualcosa in più…

[…]

Dire dell’inesistenza o della lieve presenza della fantasia negli aspetti della vita quotidiana è dire una falsità dato che la creatività rappresenta l’essenza dell’umanità. Costantemente usiamo i risultati di eventi creativi pensati o realizzati da altri o da noi stessi. Eppure, quando sentiamo dire che qualcuno studia e si occupa delle forme della fantasia, siamo propensi a pensare all’attività di questi come a “l’ora di ricreazione” […]. Quasi mai pensiamo che persone come gli ingegneri chimici, gli avvocati, i politici, i muratori per fare qualche esempio, devono far capo in continuazione all’inventiva altrimenti la loro figura lavorativa non avrebbe modo di esistere.

Nel caso specifico dell’inventiva possiamo pensare a un fisico di nome Albert Einstein che se non avesse pensato creativamente alla sua Teoria della Relatività, non avremmo oggi la conoscenza dello spazio e del tempo in cui viviamo. Non avremmo gli strumenti musicali se qualcuno non avesse pensato alle vibrazioni del suono in una cassa armonica; non avremmo l’elettricità se nessuno avesse pensato alla dinamo; non avremmo i telefoni se nessuno avesse pensato a come accorciare le distanze comunicative; no avremmo le case perché continueremmo a vivere nelle grotte (forse neanche in quelle perché l’atto del ripararsi dalle intemperie o dal caldo richiama una praticità, dunque la fantasia). Le automobili non esisterebbero perché non avremmo concepito il senso della locomozione motorizzata; non avemmo i vestiti, gli orologi, un peso calcolabile, un’età definibile, il cinema e via dicendo. Non avremmo neanche la coscienza della parola e della sua possibilità di gioco.
[…]

B: […] Io ho capito che tutti quanti noi abbiamo fantasia e che con la fantasia possiamo fare tante cose anche se a volte non ce ne accorgiamo.

B: io invece che con la fantasia si può creare qualunque cosa si vuole basta solo volerla.

[…]

B: secondo me la fantasia è la cosa più bella che abbiamo.

B: ma a volte può essere anche cattiva.

B: sì, con le guerre e le armi che i cattivi costruiscono.

B: sì, ma molte volte è buona.

B: dipende solo da noi…

*

tratto da: Massimo Gerardo Carrese, Fantasia della Parola e dell’Immagine. Dialoghi sull’immaginario linguistico nelle scuole primarie di Caiazzo, Ngurzu Edizioni 2006 e ristampa estratti Ngurzu Edizioni 2014 

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