C’era una donna alla fermata del tram, che io ero appena uscito dalla metro e che lei era lì, di fronte alla fermata del tram, cioè dove passa il tram, proprio, e che c’era un po’ di vento e un po’ di sole ma più sole che vento, e che lei alla fermata che stava lì che leggeva un libro e che sembrava tutta presa da quelle pagine del libro che la prendeva. Che io avrei dovuto girare a destra ma che uscendo dalla metropolitana che l’ho vista e allora mi sono fermato a guardarla un po’ che mentre che leggeva che io dovevo girare a destra ma a me mi sembrava una scena bella da guardare quando si esce dalla metropolitana che è di solito un luogo poco bello, per me, e che si sentivano i clacson delle auto che ogni tanto suonavano che passavano che perché suonavano perché c’erano i passanti che andavano non sulle strisce e allora le auto si fermavano e rallentavano il percorso delle auto altre dietro e che le auto che si fermavano suonavano al passante che correva da un lato all’altro della strada e alzava la mano come a chiedere scusa o a dire grazie che era passato senza autorizzazione delle auto che passavano pure loro senza chiedere a nessuno e andava da un marciapiede all’altro, il passante, sui binari del tram, e che le altre auto pure dietro all’altra auto che suonavano e lei era lì, un po’ al sole un po’ al vento, in attesa del tram, credo, che leggeva il suo libro e che senza alzare lo sguardo dal libro che diceva a voce alta ed educata “ma che ti suoni!” e che lo diceva con una voce ferma ma però non era arrabbiata come se fosse una cosa che diceva spesso e che la diceva facendosi sentire da tutti. Ho trovato questa cosa affascinante e che ogni volta che lo diceva, che io l’ho sentita che lo diceva almeno un paio di volte, perché io dovevo girare a destra ma ora guardavo a lei, per un po’, che restava sul libro come se niente fosse, come se il rumore delle auto fosse una parte di quello che stava leggendo e che doveva commentare ad alta voce. Senza nemmeno alzare lo sguardo. Poi, quando ho svoltato a destra, ho avvertito alle spalle, più indietro, una voce come sospesa nell’aria che diceva ancora “ma che ti suoni”. Il suono delle auto era un mondo che lei aveva deciso di non ignorare, assorta nel suo libro.
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