adesso, che siamo distanti, da tempo, almeno un po’
ma non distinti, per il momento, credo,
che è come dire che anche un giorno o due è già tanto tempo
e che il tempo amplifica gli istanti e anche gli incanti, nevvero
che per me la distanza è un prefisso,
scrivevo in un appunto del 93,
e una sporgenza dell’istinto
che qui volevo dirti che non so cosa dirti
come sul 56 quando mi raccontavi dei reperti
e dei riti e dei ritmi ai concerti
ma vorrei dirti, adesso sì, rammento,
che oggi ho visto la luna piena in pieno giorno,
un giorno vuoto senza di te
per me
non sei una mancanza ma una differenza
e che poi penso a quando in libreria,
tra scaffali frattali, abbiamo letto insieme una poesia e quel verso,
che faceva “ora che mi hai, lasciami” e che era vento nel nostro cuore,
e che poi ce lo siamo ripetuti ad alta voce, anche un altro verso,
“e che tu mi hai accarezzato il volto e mi hai sradicato dal cielo con un tuo sussurro”,
che emozionarsi per la poesia è come quella spina di rosa sui vestiti che non ti lascia andare via,
adesso non riesco a dirlo meglio e che la rima poesia e via è solo un caso,
ma volevo anche ricordarti che il caso non esiste e che sussurro è una parola che mi fa svenire e divenire
e anche ringiovanire, all’occorrenza
e, colgo l’occasione, per rivelarti
che di te ho desiderio di toccare le labbra,
che non ho mai baciato, finora,
sono grave, lo so
e lo immaginavo anche in città
quando quello ti parlava dell’argento vivo
e io guardavo la mia pelle astratta
tra le tue mani