Fantasia della Parola e dell’Immagine
Estratti. Dialoghi nelle scuole primarie.
la copertina è la stessa dell’edizione Ngurzu Edizioni 2006
[…] Pertanto, la realtà è fantasia perché una cosa prima di trasformarsi in vero necessita di essere pensata. Allo stesso tempo la fantasia può diventare realtà perché le cose che si pensano possono trovare forma nella realtà. […] tutto quello che è intorno a noi è frutto della fantasia di una persona o di più persone. Ci sono due tipi di fantasia in questo caso: una fantasia reale, che posso toccare, come il banco della scuola; una fantasia mentale, che ha vita solo nella nostra mente e che non riusciamo a trasformare in realtà perché non abbiamo o non ci sono gli strumenti adatti per farlo, come nel caso di un’invenzione particolare che necessita di strumenti o di materiali che ancora non esistono. L’aspetto triste è che, nella maggior parte dei casi, proprio perché la fantasia ci circonda ed è costantemente sotto ai nostri occhi, noi non la vediamo più e allora ce ne dimentichiamo e non pensiamo più all’aspetto fantastico che nelle cose reali si “nasconde”, ma solo a quello reale, a quello pratico, che si tocca e non pensiamo alla realtà come risultato della fantasia. […]
[…] In questi brevi esempi abbiamo trattato della presenza della fantasia e dell’importanza della creatività. Ma cosa sarebbe l’uomo senza l’aspetto creativo? Proviamo ad immaginarlo: innanzitutto il presente testo non avrebbe vita perché non esisterebbe una tipografia in cui stamparlo; la carta non esisterebbe; l’inchiostro non sarebbe considerato come sostanza usata per scrivere e per stampare, ma come liquido nerastro che seppie e calamari spruzzano verso i loro inseguitori per intorbidare l’acqua e nascondersi (e già sapere questo è possedere creatività); la scrittura stessa non esisterebbe; i colori sarebbero sconosciuti; una figura di alto genio, come quella di Leonardo da Vinci, in un mondo privo di creatività sarebbe solo una presenza insignificante. In poche parole, l’essere umano non esisterebbe senza la creatività. […]
[…]
prima edizione, 2006
M: abbiamo detto che ognuno è in fondo diverso e che ognuno ha una fantasia diversa rispetto a un’altra persona. Secondo te, quante fantasie esistono al mondo?
B: e come faccio a dirlo!!!
B: ventidue
I bambini scoppiano a ridere
B: ma che dici?
B: allora come dici tu esistiamo solo noi al mondo?
I bambini continuano a ridere
B: secondo me al mondo ne siamo in totale tremila…quindi ci sono tremila tipi di fantasie diverse
B: vorrai dire tre miliardi
B: io dico cinque miliardi
B: duemila e cinquecento
B: ma che dici se nella preistoria eravamo trenta miliardi… significa che oggi ci sono tre miliardi di fantasie diverse, e forse secondo me anche qualcosa in più…
[…]
Dire dell’inesistenza o della lieve presenza della fantasia negli aspetti della vita quotidiana è dire una falsità dato che la creatività rappresenta l’essenza dell’umanità. Costantemente usiamo i risultati di eventi creativi pensati o realizzati da altri o da noi stessi. Eppure, quando sentiamo dire che qualcuno studia e si occupa delle forme della fantasia, siamo propensi a pensare all’attività di questi come a “l’ora di ricreazione” […]. Quasi mai pensiamo che persone come gli ingegneri chimici, gli avvocati, i politici, i muratori per fare qualche esempio, devono far capo in continuazione all’inventiva altrimenti la loro figura lavorativa non avrebbe modo di esistere.
Nel caso specifico dell’inventiva possiamo pensare a un fisico di nome Albert Einstein che se non avesse pensato creativamente alla sua Teoria della Relatività, non avremmo oggi la conoscenza dello spazio e del tempo in cui viviamo. Non avremmo gli strumenti musicali se qualcuno non avesse pensato alle vibrazioni del suono in una cassa armonica; non avremmo l’elettricità se nessuno avesse pensato alla dinamo; non avremmo i telefoni se nessuno avesse pensato a come accorciare le distanze comunicative; no avremmo le case perché continueremmo a vivere nelle grotte (forse neanche in quelle perché l’atto del ripararsi dalle intemperie o dal caldo richiama una praticità, dunque la fantasia). Le automobili non esisterebbero perché non avremmo concepito il senso della locomozione motorizzata; non avemmo i vestiti, gli orologi, un peso calcolabile, un’età definibile, il cinema e via dicendo. Non avremmo neanche la coscienza della parola e della sua possibilità di gioco.
[…]
B: […] Io ho capito che tutti quanti noi abbiamo fantasia e che con la fantasia possiamo fare tante cose anche se a volte non ce ne accorgiamo.
B: io invece che con la fantasia si può creare qualunque cosa si vuole basta solo volerla.
[…]
B: secondo me la fantasia è la cosa più bella che abbiamo.
B: ma a volte può essere anche cattiva.
B: sì, con le guerre e le armi che i cattivi costruiscono.
B: sì, ma molte volte è buona.
B: dipende solo da noi…
*
tratto da: Massimo Gerardo Carrese, Fantasia della Parola e dell’Immagine. Dialoghi sull’immaginario linguistico nelle scuole primarie di Caiazzo, Ngurzu Edizioni 2006 e ristampa estratti Ngurzu Edizioni 2014
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Imagination of word and image
Excerpts. Dialogues in primary schools.
[…] Therefore, reality is imagination, because a thing needs to be thought out before it becomes real. At the same time, imagination can become reality because things that are thought can take form in reality. […] everything around us is the product of the imagination of one person or more people. There are two kinds of imagination, in our example: a real imagination that I can touch, like the school desk; a mental imagination that lives only in our minds and that we cannot turn into reality because we do not have or do not have the right tools to do so, as in the case of a certain invention that requires tools or materials that do not yet exist. The sad thing is that in most cases, precisely because imagination surrounds us and is constantly before our eyes, we no longer see it, and so we forget it, and we no longer think about the imagination aspect that is “hidden” in real things, but only about the real aspect, the practical aspect that we touch, and we do not think about reality as the result of imagination. […]
[…] In these brief examples we have looked at the presence of imagination and the importance of creativity. But what would man be without the creative aspect? Let us try to imagine it: first of all, the present text would have no life, because there would be no typography in which to print it; paper would not exist; ink would not be considered as a substance used for writing and printing, but as a blackish liquid that cuttlefish and squid spray towards their pursuers to muddy the water and hide themselves (and already knowing this is possessing creativity!); writing itself would not exist; colours would be unknown; a figure of great genius, such as that of Leonardo da Vinci, would be an insignificant presence in a world without creativity. In short, man would not exist without creativity. […]
[… M: Massimo; C: Children]
M: We said that everyone is basically different and that everyone has a different imagination from another person. How many imaginations do you think there are in the world?
C: and how can I say!!!
C: twenty-two
The children burst out laughing
C: What are you saying?
C: If it is as you say then it means that only we exist in the world?
The children continue to laugh
C: according to me, there are three thousand people in the world… so there are three thousand different kinds of imaginations
C: You mean three billion
C: I say five billion
C: two thousand five hundred people
C: but what are you saying, if in prehistory we were thirty billion… that means that today there are three billion different imaginations, and maybe even more in my opinion…
[…]
To speak of the non-existence or low presence of imagination in aspects of everyday life is to speak a lie, for creativity is the essence of humanity. We constantly use the results of creative events conceived or realised by others or by ourselves. However, when we hear that someone studies and deals with the forms of imagination, we tend to think of their activity as “leisure time” […]. We hardly ever think that people like chemical engineers, lawyers, politicians, bricklayers, to name but a few, have to rely on inventiveness all the time, otherwise their professions could not exist.
In the specific case of inventiveness, we can think of a physicist called Albert Einstein who, if he had not thought creatively about his theory of relativity, we would not have the knowledge of space and time in which we live today. We would not have musical instruments if someone had not thought of the vibrations of sound in a resonating box; we would not have electricity if someone had not thought of the dynamo; we would not have telephones if someone had not thought of how to shorten communication distances; we would not have houses because we would still be living in caves (perhaps not even in caves because the act of sheltering from the weather or heat evokes a practicality, hence imagination). Cars would not exist because we would not have conceived the sense of motorised locomotion; we would not have clothes, watches, a calculable weight, a definable age, the cinema, and so on. We would not even have the consciousness of language and the possibility of playing with it.
C: […] I realised that we all have imagination and that with imagination we can do many things, even if sometimes we don’t realise it.
C: With imagination you can create anything you want, you just have to want it.
[…]
C: I think imagination is the most beautiful thing we have.
C: but sometimes it can be evil.
C: Yes, with the wars and the weapons that the bad guys build.
C: Yes, but often it is good.
C: It just depends on us…
Taken from: Massimo Gerardo Carrese, Fantasia della Parola e dell’Immagine. Dialogues on linguistic imagery in Caiazzo primary schools, Ngurzu Edizioni 2006 and reprint extracts Ngurzu Edizioni 2014