La fantasia non esiste
LA FANTASIA NON ESISTE
Il testo racconta l’esperienza fantasiologica vissuta con i bambini di III B dell’I.C. “Padre Isaia Columbro” di Foglianise (Benevento). L’assurdo è adottato qui come sguardo complementare alla logica con il fine di comprendere e rintracciare “un senso altro” della fantasia, dell’immaginazione, della creatività. Come a dire che ciò che sembra privo di significato, contrario all’evidenza, rivela invece occasioni di riflessioni e di insolite osservazioni.
«Dite che si tratta di una cosa assurda? Ma chi può dire veramente che cosa è assurdo e che cosa non lo è? E poi, ammettiamolo pure! Soltanto chi mette a prova l’assurdo è capace di conquistare l’impossibile.»
Miguel de Unamuno, Vita di don Chisciotte e Sancio Panza
Dove si trova nel corpo umano l’immaginazione? A questa domanda gli adulti rispondono senza esitare: nel cervello (1) . È una risposta corretta ma per nulla scontata: in passato si credeva risiedesse nel fegato. (2)
E i bambini, che cosa rispondono? Sanno bene(3) che l’immaginazione, la fantasia, la creatività sono facoltà che risiedono nel cervello (lo argomentano animatamente in classe) ma al nostro Corso di Fantasiologia ho chiesto loro di far svirgolare il pensiero cioè di trovare soluzioni maldestre – in questo caso definizioni – che esplorassero sguardi insoliti. Altre possibilità. Quali? Quelle legate alle circostanze del pensiero solitamente sottovalutate perché definite da una comunità e persino da noi stessi come prive di senso, false, inconcepibili, incoerenti, sciocche, impossibili. In una parola, assurde. Ho chiesto loro di scrivere brevissime definizioni per rintracciare un senso altro (forse amplificato?) della fantasia, dell’immaginazione, della creatività.
Una definizione di “assurdo” dice: «Esito contraddittorio di tutte quelle procedure di pensiero che non seguono i principi che regolano i percorsi del pensiero logico. In quanto contraddittorio, l’assurdo è privo di significato (v. SEGNO), ma non di SENSO (v.), che è possibile raggiungere utilizzando procedure di PENSIERO (v.) non contemplate dal pensiero logico.(4)» L’Enciclopedia Treccani Online definisce assurdo ciò che «è contrario alla ragione, all’evidenza, al buon senso».(5)
Noi abbiamo inteso l’assurdo nel senso di «tutto quello che è strano, impossibile(6) » come a sostenere di diritto che il muro rosso è bianco o che la finestra chiusa è aperta. La spunta chi riesce a dimostrare ciò che afferma, anche se la questione fosse palesemente assurda(7) .
Ai bambini di III B della scuola primaria dell’Istituto Comprensivo “Padre Isaia Columbro” di Foglianise (Benevento) ho dedicato una parte delle lezioni fantasiologiche proprio all’assurdo. Sono state utilissime a rivelarci inaspettati spunti di riflessione sui concetti di fantasia, immaginazione, creatività, oltre ad averci donato rumorosi e gioiosi sorrisi.
Ci siamo chiesti: «Che cosa sono la fantasia, l’immaginazione e la creatività se le guardiamo in modo stravagante?» Per approcciare all’assurdo siamo però partiti da lontano: dal mondo delle bugie(8). Una bugia è «quando si dice qualcosa che non è vero», «quando facciamo credere a qualcuno delle cose che non sono vere», «quando per esempio diciamo una cosa che un’altra persona non la sa e noi gli facciamo credere qualcosa che non è vero», «però tu dici le bugie e allora significa che conosci la verità perché sennò non puoi dire una bugia.» Ecco il punto: per dire la bugia devi conoscere la verità (e viceversa); per esprimere l’assurdo devi conoscere la logica (e viceversa). Anche l’assurdo ha proprie regole: se vuoi scrivere qualcosa di insensato (es. «il topo è un cane che miagola») devi farlo con logica. Persino la logica (coerenza del ragionamento) in sé può essere stravagante, come la frase: «in questo momento sto mentendo(9) ».
A piccoli passi ci siamo lasciati coinvolgere dal gioco dell’assurdo. Perché giocare con l’assurdo? Per divertirci e condividere insieme definizioni stranissime e per indossare uno sguardo complementare al pensiero logico. Abitare uno sguardo sbrigliato significa magnificare quell’altra possibilità. È così che abbiamo sviluppato il doppio punto di vista sulle cose del mondo: un punto di vista logico e un altro assurdo. L’assurdo vissuto in classe è stato una proposta a tirare fuori quei pensieri «che sono proprio strani, anche un po’ scemi», che «sono divertentissimi» ma che diciamo sottovoce perché ci vergogniamo del giudizio degli altri che «possono pensare che siamo pazzi». Sono pensieri che «sembrano scemi ma mi aiutano a capire in un altro modo come sono fatte le cose».
Ancor prima di addentrarci nell’assurdo ci siamo chiesti quali fossero i volti logici della fantasia, dell’immaginazione, della creatività. Ognuno ha detto la sua: «La fantasia è qualcosa che ti fa sognare»; «l’immaginazione ti fa pensare alle cose che non esistono»; «la creatività è quando crei qualcosa». Poi abbiamo approfondito e sperimentato che la fantasia regge sul concetto di anche: una cosa non è solo quella cosa ma anche un’altra (facendolo vedere con una dimostrazione)(10); che l’immaginazione si concentra sulle immagini mentali, cioè analizza come sono fatte le immagini che conserviamo nella nostra mente; che la creatività è metodo, tecnica, un processo con un fine preciso: la ricerca dell’originalità.
Dopo averle praticate secondo sistematicità, abbiamo sentito la necessità di sbrigliare il nostro sguardo e provato a capire se vi fossero facce insolite, per così dire, della fantasia, dell’immaginazione, della creatività. Qualcosa di altro per comprendere di esse un tratto in più o scoprirne uno in meno. Un movimento del pensiero diverso dai soliti punti di vista; un’idea che rendesse chiara in noi la fantasia, l’immaginazione e la creatività viste da definizioni solo in apparenza insensate.
Abbiamo iniziato il nostro cammino nell’assurdo a piccoli passi perché, in generale, non è facile prendere confidenza con quanto è contrario alla ragione (soprattutto a scuola e, ancor di più, nella stessa aula dove i bambini seguono, quando non c’è fantasiologia, le lezioni di italiano, di matematica e di tutte le altre discipline che non invitano – perlomeno non palesemente – a sperimentare assurde potenzialità complementari al pensiero logico).
L’ambiente “aula” inibisce di solito i bambini e, per introdurli al gioco dell’assurdo, anche a Foglianise ho messo in pratica il seguente esempio:
– «Ho questa penna tra le mani. La lascio cadere. Perché cade?», domando.
– «Perché è pesante», rispondono i bambini.
– «Bene. La penna cade perché è pesante. Certo. E poi anche perché non vola», sostengo.
A quest’affermazione alcuni bambini del nostro corso hanno subito riso (quelli più predisposti ad abbandonarsi da subito al gioco dell’assurdo) e altri (la maggioranza) hanno contestato la mia posizione dicendo che «una penna non può volare perché non ha le ali».
Giocare all’assurdo, e contestualizzarlo in una definizione come abbiamo fatto noi, è abbastanza difficile perché dobbiamo prima giocare a smontare il nostro punto di vista (quasi solo) logico sulle cose(11) e dopo diventa più bello guardare il mondo con occhi insoliti e godere di un panorama con doppia vista: una che affaccia sui luoghi della logica e l’altra su quelli dell’assurdo.
Dopo aver sperimentato alcune apparenti assurdità(12) e letto libretti per ispirarci e suggestionarci(13), ho invitato i bambini a pensare alla fantasia, all’immaginazione e alla creatività in modo altro per ricercare metafore, similitudini, pensieri rari che descrivessero le tre facoltà della mente così come, a nostro sapere, nessuno aveva mai fatto prima.
L’assurdo ci ha portati in territori dove l’allegria e il coinvolgimento sognano a occhi aperti. Perciò diciamo che l’assurdo stimola anche la fantasticheria. Noi però in classe giocavamo con un tipo di assurdo che prevedesse la dimostrazione di quanto sostenuto, cioè era necessario per noi cercare un metodo (nel nostro caso una definizione scritta, da commentare) per confermare le nostre strambe intuizioni. Il che vuol dire che non ci lasciavamo semplicemente trasportare dalle nostre fantasticherie (cioè dai sogni a occhi aperti, per l’appunto) ma dovevamo condensare in concrete spiegazioni le assurdità a cui pensavamo. Se affermavamo che la matita era un mappamondo, lo dovevamo dimostrare! Se dicevamo che la cattedra era un bottone, lo dovevamo far vedere a tutti(14)! Se sostenevamo che il numero 7 era ovunque (in cose, in altri numeri, in tutte le persone…), anche in elementi che con il numero 7 non avevano dirette relazioni, lo dovevamo provare!
Le lezioni «sui pensieri strani» ci hanno fatto scoprire che l’assurdo in passato (e ancora oggi) non ha avuto vita facile e che idee ritenute stravaganti da una comunità sono state poi riconosciute come valide e utili (15). Insomma, mai sottovalutare le occasioni dell’assurdo perché ci invitano al gioco spensierato e ci aprono, in modo complementare, al pensiero logico. «Con i bambini, nel loro interesse, bisognerebbe stare attenti a non limitare le possibilità dell’assurdo. Non credo che abbia a scapitarne la loro formazione scientifica. Anche in matematica, del resto, ci sono le dimostrazioni “per assurdo”.» scriveva Rodari nella sua Grammatica della Fantasia a proposito della costruzione di un limerick.
Ecco le riflessioni dei bambini(16):
Che cos’è la fantasia?
• Un paio di occhiali che servono per vedere il mondo [la fantasia ci fa vedere meglio le cose, come gli occhiali che servono a vedere meglio se non vediamo bene]
• È un polmone perché è là che respira [la fantasia mi dà ossigeno, è fonte di vita]
• Una mano, perché ti fa muovere [la mano mi permette di prendere le cose che sono lontane da noi, come fa la fantasia]
• È un albero di ciliegie [una tira l’altra e poi le ciliegie sono buone, come la fantasia che è buona e che ti fa venire un’idea dopo l’altra]
• È un cinema perché lì si guardano i cervelli [tipo i documentari che ti fanno vedere come sono fatte le cose. Anche la fantasia ti fa capire come sono fatte le cose e allora ti fa capire anche il cervello di chi ha inventato le cose]
• È un occhio, perché l’occhio pensa [quando guardo io cerco le cose che poi penso]
Che cos’è l’immaginazione?
• È un bar perché lì si beve il caffè [il bar è un posto dove uno va per rilassarsi un attimo e mentre si beve il caffè una persona capisce come sono fatte le cose]
• È la bocca perché è là che mangio [senza immaginazione siamo morti, se non mangiamo moriamo]
• Un capello, perché ti fa sentire bello [i capelli pettinati ti fanno sentire bello e l’immaginazione ti fa sentire bello]
• È la mia bocca aperta a cuoricini [le cose belle che immaginiamo poi escono dalla bocca]
• I mie occhi azzurri [che puoi immaginare quando non mi vedi]
• È un polmone, perché respira [l’immaginazione è l’aria]
Che cos’è la creatività?
• È una matita, perché scrive [quando faccio i progetti prendo la matita]
• I miei capelli che puzzano [quando penso sudo e allora i capelli mi puzzano]
• È una gomma che cancella [quando sbaglio a fare il progetto cancello quello che ho fatto]
• È uno che mi deruba. Perché l’ho creato io [posso creare tutto con la mia mente anche uno che ruba le mie idee]
• Un occhio, perché ti fa vedere [le creazioni le vedi con gli occhi]
• È un pugnale perché con il pugnale lotto [io combatto e trovo le soluzioni]
Il gioco dell’assurdo ci ha fatto rivedere l’anatomia della fantasia, dell’immaginazione e della creatività. Ne abbiamo discusso in classe e capito che si trovano nel nostro cervello ma la suggestione a ricercare altri punti di vista è arrivata quando un bambino ha detto: «Creatività è quando creiamo con le mani, allora la creatività è nelle mani, non nel cervello».
Dove si trova nel nostro corpo la fantasia?
• Nel sangue perché là stanno le mie cellule
• Nelle mani perché la mano inventa le cose
• Nell’occhio perché lì c’è il cervello
• Negli occhiali perché con quelli vedo
Dove si trova nel nostro corpo l’immaginazione?
• Nelle gambe perché lì c’è il cuore dell’immaginazione [l’immaginazione è movimento]
• Nel seno perché le piace stare lì
• Nell’occhio perché è là che vedo
• Nelle mani perché con le mani creo le forme
• Nel naso perché ti fa sentire il profumo [il profumo di quelle cose che tu non vedi ma che con il profumo tu riesci a capire che cosa sono, per esempio se senti il profumo del pane vedi nella tua testa il pane, anche se non c’è]
Dove si trova nel nostro corpo la creatività?
• Nelle orecchie perché è là che sento [quello che dicono gli altri dei miei progetti]
• La creatività sta nei capelli e per quelli calvi sotto il tallone
• Si trova nel naso perché è sporco [quando creo faccio sempre tanta confusione e allora sporco tutto]
• Nell’orecchio perché sente i rumori
• La creatività si trova nella schiena perché è lì che c’è il cervello
• Si trova nei piedi perché ti fa camminare
L’assurdo diverte, sorprende e fa sorridere. Inquieta, meraviglia e fa riflettere. Stringe la mano al caso e invita le regole a svestirsi. Stimola l’umorismo (17) e l’arte in genere. Alleggerisce il senso del ridicolo, sbiadisce la severità, applaude all’errore. Fa nascere altri e nuovi punti di vista. Rinfresca le emozioni dal caldo dell’abitudine. Apre lo sguardo all’inaspettato.
«Cosa farei senza l’assurdo e l’effimero?» (18)
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Gli alunni: Angelone Carmine, Catillo Giada, De Cicco Paolo, Izzo Luciana, Mastrocinque Pasquale, Mazzarelli Marta, Rapuano Pasquale, Renza Nicola, Sepe Alessia, Zampelli Francesca, Zampelli Noemi
Tutor di classe: Rosina Francesca
Scuola: Istituto Comprensivo “Padre Isaia Columbro”, Foglianise (Benevento)
La Dirigente Scolastica: Dott.ssa Pasqualina Luciano
Il disegno che accompagna il mio saggio è di Resli Tale. Realizzato per l’incontro “La fantasia non esiste” con Marcello Lavieri (editore), Livio Sossi (Professore di storia e letteratura per l’infanzia all’Università di Udine e di Capodistria, Slovenia), Resli Tale (illustratrice), Massimo Gerardo Carrese (fantasiologo), in occasione del Festival Fantasiologico novembre 2018, Rocca dei Rettori, Benevento. La conversazione animata dal prof. Sossi, suggeritore del titolo, era incentrata sulla dimostrazione per assurdo che la fantasia esiste, ed è fondamentale alla nostra vita ed evoluzione, partendo dall’assunto che “La fantasia non esiste”. Ringrazio Resli Tale per aver concesso l’utilizzo della sua opera.
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1 http://www.lescienze.it/news/2013/09/18/news/immaginazione_creativit_aree_cerebrali_reti-1812015/>
2- Per approfondire
3- L’esperienza diretta sul campo mi porta a confermare che lo sanno bene i bambini dai 7 anni in su. Quelli più piccoli sostengono che la fantasia (l’immaginazione o la creatività, spesso non conoscono propriamente il significato di queste parole né le loro differenze) sia nel cuore, nella mamma, nel papà, nelle cose. Non indicano quasi mai la testa come luogo possibile di residenza di queste facoltà e se lo fanno non ne sono sempre convinti. I bambini tra i 3 e i 5 anni restano di solito in silenzio alla domanda: “Dove si trova nel tuo corpo la fantasia?”
4- Umberto Galimberti, Nuovo dizionario di psicologia, psichiatria, psicoanalisi, neuroscienze, Feltrinelli ed. 2018
5- http://www.treccani.it/vocabolario/assurdo/
6- Le citazioni tra virgolette, se non diversamente specificato, sono tratte dai commenti dei bambini durante le nostre conversazioni in aula
7- Per approfondire questo passaggio rimando a “Il Panassurdismo”
8- Abbiamo creato una bozza di libro con definizioni e illustrazioni non coincidenti tra di loro. Ai lettori esprimevano evidenti falsità. Per noi erano verità mascherate
9- Cfr. Paradosso del mentitore
10- In un prossimo saggio destinato a questo blog scriverò della congiunzione “anche”, che da sempre accompagna i miei incontri pubblici, studi e ricerche fantasiologiche. “Anche” è la parola chiave che mette in pratica le possibilità rendendole disponibili all’altro, non certo per offrire una verità assoluta ma per condividere con l’altro le proprie ipotesi sul mondo. Con i bambini abbiamo esplorato il concetto dell’“anche” guardando gli Ortinti Segni, poi con il gioco fantasiologico delle sagome (“La tartaruga non è solo una tartaruga ma anche un nido con tre uccellini”; “La mia mano non è solo una mano ma anche un elefante”; “I miei occhiali non sono solo occhiali ma anche una farfalla”; “L’evidenziatore non è solo un evidenziatore ma anche un cane” […]) e, infine, con la conoscenza teorica e pratica delle parole chiave del Corso di Fantasiologia https://arteculturaitalopolacca.com/2018/06/28/per-andare-dove/
11- Un modo divertente per farlo è “Il creassurdo”, un gioco fantasiologico che aiuta i bambini a formulare ipotesi e situazioni assurde cfr. Massimo Gerardo Carrese, Fantasia della parola e dell’immagine, Ngurzu Edizioni 2006. Un altro modo è porsi domande strambe come “Chi è l’inventore delle bucce di banane sparse per le scale?” cfr. Cesare Zavattini, I giocattoli, Hacca edizioni 2015
12- Come il procedimento del mio gioco fantasiologico “il 7 ovunque” in cui si rintraccia, con logica, il numero 7 in ogni elemento del mondo, anche tra situazioni e individui che non hanno evidenti relazioni con il 7: «Il nome “Massimo” ha 7 lettere. “Paolo” ne ha 5. È impossibile dimostrare che il 7 è anche nel nome “Paolo”».
13- Per esempio Harriet Russell, Il libro per contare che non conta niente, Edizioni Corraini 2006
14- Cfr. Il Panassurdismo
15- «[…] Non c’è quindi da meravigliarsi che anche esperienze o dottrine che dovevano poi essere riconosciute vere siano state per molto o poco tempo definite assurde. Per es., gli antichi ritenevano assurdo la credenza negli antipodi perché, non avendo la nozione della relatività delle determinazioni spaziali, credevano che agli antipodi gli uomini avrebbero dovuto vivere col capo all’ingiù. In questo senso la parola significa “irragionevole” cioè contrario o estraneo a ciò che si può ragionevolmente credere. […]» Nicola Abbagnano, Dizionario di Filosofia, UTET ed. 1971 alla voce “Assurdo”
16- Tra parentesi quadre i commenti logici dei bambini alle loro considerazioni assurde
17-Louis R. Franzini, Bambini che ridono. Come sviluppare il senso dell’umorismo del vostro bambino, Armando Editore 2011
18- Hayden Herrera, Frida.Una biografia di Frida Kalho, Neri Pozza Editore 2016
* tratto da ArteCulturaItaloPolacca. Dalla rubrica “Grilli Per la Testa” – 29/06/2019
Imagination does not exist
The text recounts the fantasiological experience lived with the children of III B of I.C. “Padre Isaia Columbro” in Foglianise (Benevento, Italy). The absurd is used here as a complementary vision to logic, in order to understand and trace “another sense” of imagination, imagery and creativity. As if to say that what seems meaningless, contrary to the evidence, instead reveals opportunities for reflection and unusual observations.
“You say this is absurd? But who can really say what is absurd and what is not? Besides, let us admit it! Only those who test the absurd are able to conquer the impossible”. Miguel de Unamuno, The Life of Don Quixote and Sancho Panza
Where is the imagination in the human body? Adults answer this question without hesitation: in the brain (1). It is a correct answer, but by no means a foregone conclusion: in the past it was thought to be in the liver (2).
And the children, what do they say? They know very well (3) that imagination, imagery and creativity are faculties that reside in the brain (they argue animatedly in class), but in our fantasiologic course I asked them to let their minds wander, that is, to come up with clumsy solutions – in this case definitions – that would explore unusual looks. Other possibilities. Which ones? Those related to the circumstances of thinking, which are usually underestimated because they are defined by a community, and even by ourselves, as meaningless, false, inconceivable, incoherent, silly, impossible. In a word, absurd. I asked them to write very short definitions in order to trace a different (perhaps heightened?) sense of imagination, imagery, creativity.
One definition of “absurd” is: “The contradictory result of all those processes of thought which do not follow the principles which govern the paths of logical thought. Being contradictory, the absurd is devoid of MEANING (v. SIGN), but not of SENSE (v.), which can be achieved by using THINKING (v.) procedures not contemplated by logical thinking.(4)”
The Encyclopaedia Treccani Online defines absurd as that which is “contrary to reason, evidence, common sense” (5).
We have understood the absurd in the sense of “everything that is strange, impossible (6)”, as rightly claiming that the red wall is white or that the closed window is open. Whoever succeeds in proving what he claims wins, even if the matter is obviously absurd (7).
For the III B class children of the primary school, I dedicated a part of the fantasiologic lesson to the absurd. They were very useful in giving us unexpected insights into the concepts of imagination, imagery and creativity, as well as making us smile loudly and happily.
We asked ourselves: “What are imagination, imagery and creativity if we look at them in an absurd way?” To approach the absurd, however, we started from afar: from the world of lies (8).
A lie is “when you say something that is not true”, “when we make someone believe things that are not true”, for example “when we say something that another person does not know and we make them believe something that is not true”, ‘but you tell lies and then that means you know the truth because otherwise you cannot tell a lie”.
Here’s the point: to tell a lie, you have to know the truth (and vice versa); to express the absurd, you have to know logic (and vice versa).
Even absurdity has its own rules: if you want to write something nonsensical (e.g. “the mouse is a meowing dog”), you have to do it logically. Even logic (coherence of reasoning) can be absurd in itself, such as the sentence: “I am lying right now (9)”.
In small steps, we let ourselves be drawn into the game of the absurd. Why play with the absurd? To have fun, to share strange definitions and to inhabit a gaze that is complementary to logical thinking. To inhabit an absurd gaze is to magnify this other possibility. This is how we developed the double view of things in the world: a logical view and an absurd one.
The absurdity experienced in class was a proposal to bring out those thoughts that are “really strange, even a little silly”, that are “really funny” but that we say under our breath because we are ashamed of the judgement of others who “might think we are crazy”. They are thoughts that “seem silly but help me to understand how things are done in a different way”.
Even before we got to the absurd, we asked ourselves what the logical faces of imagination, imagery and creativity were. Everyone had their say: “imagination is something that makes you dream”; “imagery makes you think about things that do not exist”; “creativity is when you create something”.
Then we went deeper and experienced that imagination is based on the concept of also: a thing is not only this thing, but also another thing (by showing it with a demonstration) (10); that imagery focuses on mental images, i.e. it analyses what the images we store in our mind look like; that creativity is a method, a technique, a process with a precise aim: the search for originality.
Having practised it systematically, we felt the need to open up our gaze and try to see if there were any unusual faces, so to speak, of imagination, imagery, creativity. Something different, to understand one more characteristic of them or to discover one less. A movement of thought other than the usual points of view; an idea that would make imagination, imagery and creativity clear to us from only seemingly meaningless definitions.
We began our journey into the absurd in small steps, because it is generally not easy to become familiar with what is contrary to reason (especially in school, and even more so in the same classroom where, if there is no fantasiology class, children follow Italian lesson, math and all the other disciplines that do not – at least not openly – invite experimentation of absurd potential that complements logical thinking).
The “classroom” environment usually inhibits the children, and to introduce them to the game of the absurd, I also used the following example in the Italian village of Foglianise:
“I have this pencil in my hand. I let it fall. Why does it fall?”, I ask.
“Because it is heavy”, the children reply.
“Good. The pencil falls because it is heavy. Of course it does. And also because it doesn’t fly”, I argue.
At this assertion, some of the children in our class immediately laughed (those more inclined to indulge in the absurd game) and others (the majority) challenged my position by saying that “a pen cannot fly because it has no wings”.
Playing with the absurd and placing it in a definition, as we did, is quite difficult because first we have to play with dismantling our (almost only) logical point of view on things (11) and then it becomes nicer to look at the world with unusual eyes and to enjoy a panorama with a double view: one overlooking the places of logic and the other those of the absurd.
After experimenting with some apparent absurdities (12) and reading small books to inspire and stimulate us (13), I invited the children to think about imagination, imagery and creativity in a different way, to look for metaphors, similes, rare thoughts that describe the three faculties of the mind, as far as we know, no one has ever done before.
The absurd has taken us into territories where cheerfulness and involvement are daydreaming. So we say that the absurd also stimulates reverie. In class, however, we played with a kind of absurdity that involved proving what we were saying, i.e. we had to find a method (in our case a written definition to be commented on) to confirm our crazy intuitions. In other words, we had to condense the absurdities we had in mind into concrete explanations, rather than simply being carried away by our reveries (daydreams, to be precise). If we said that the pencil was a globe, we had to prove it! If we said that the desk was a button, we had to show it to everyone (14)! When we claimed that the number 7 was everywhere (in things, in other numbers, in all people…), even in elements that had no direct relation to the number 7, we had to prove it!
Lectures on “strange thoughts” have led us to discover that the absurd has not had an easy life in the past (and even today), and that ideas considered extravagant by one community have later been recognised as valid and useful (15). In short, never underestimate the possibilities of the absurd, because it invites us to carefree play and, in a complementary way, opens us up to logical thinking. “With children, it is in their interest not to limit the possibilities of the absurd. I don’t think it has anything to do with their scientific education. Even in mathematics there are demonstrations ‘by absurdity”, Rodari wrote in his The Grammar of Fantasy about the construction of a limerick.
Here are the children’s thoughts(16):
What is imagination?
– A pair of spectacles to see the world [imagination makes us see things better, like spectacles to see better when we can’t see well].
– A lung, because that’s where you breathe [imagination gives me oxygen, it’s a source of life].
– A hand because it makes you move [the hand allows me to take things that are far from us, as imagination does].
– It’s a cherry tree [one cherry pulls the other and then the cherries are good, like imagination, which is good and makes you come up with one idea after another].
– It’s a cinema because that’s where you see brains [like documentaries that show you how things are made. Even imagination makes you understand how things are made and then makes you understand the brains of the people who invented things].
– It is an eye because the eye thinks [when I look, I look for things, then I think].
What is imagery?
– It is a café because that is where you drink coffee [a café is a place where you go to relax for a moment and while you drink coffee you understand how things are made].
– It’s the mouth because that’s where I eat [without imagery we are dead, if we don’t eat we die].
– A hair because it makes you feel beautiful [combed hair makes you feel beautiful and imagery makes you feel beautiful].
– My mouth is open in little hearts [the beautiful things we imagine then come out of my mouth].
– My blue eyes [which you can imagine when you don’t see me].
– It’s a lung because it breathes [imagery is air].
What is creativity?
– It’s a pencil, because it writes [when I make plans, I use a pencil].
– My hair smells [when I think I am sweating and then my hair smells].
– It’s an eraser that erases [when I make a mistake I erase what I’ve done].
– It’s one that robs me. Because I created it [I can create anything with my mind, even one that steals my ideas].
– An eye, because it makes you see [creations you see with your eyes].
– It is a dagger, because with the dagger I fight [I fight and find solutions].
The absurd game led us to revisit the anatomy of imagination, imagery and creativity. We discussed them in class and realised that they are in our brains, but the suggestion to look for other points of view came when a child said: “Creativity is when we create with our hands, then creativity is in the hands, not in the brain”.
Where is imagination in our bodies?
– In the blood, because that’s where my cells are.
– In the hands, because the hand invents things.
– In the eye, because that’s where the brain is.
– In my glasses, because they allow me to see.
Where is imagery in our body?
– In the legs, because that is where the heart of imagery is [imagery is movement].
– In the chest, because it likes to be there.
– In the eye, because that’s where I see.
– In the hands, because I make shapes with my hands.
– In the nose, because it makes you smell [the smell of things you can’t see, but with the smell you can understand what they are, for example, with the smell of bread, you see the bread in your head, even though it’s not there].
Where is the creativity in our body?
– In my ears, because that’s where I hear [what others say about my projects].
– Creativity is in the hair and, for the bald, under the heel.
– It’s in the nose because it’s dirty [when I create I always make a mess and then I dirty everything].
– In the ear, because it hears sounds.
– Creativity is in the back because that’s where the brain is.
– It’s in the feet because that’s where you walk.
The absurd amuses, surprises and makes you smile. It unsettles, amazes and makes you think. It shakes hands with chance and invites rules to undress. It stimulates humour (17) and art in general. It lightens the sense of the ridiculous, diminishes severity, applauds error. It gives rise to different and new points of view. It refreshes the emotions from the heat of habit. It opens the eye to the unexpected.
“What would I do without the absurd and the ephemeral?” (18)