Massimo Gerardo Carrese
SpuntiSunti

SpuntiSunti

Lo scrittore Massimo Gerardo Carrese presenta il suo ultimo romanzo. Con il loro umorismo sgrammaticato, gli SpuntiSunti illuminano sfumature insolite di un’esistenza piuttosto comune: quella dell’autore, che decide di osservare sé stesso, gli altri e il suo ambiente per mezzo di numeri, anagrammi, riflessioni enigmatiche, situazioni incompiute, ripetizioni ossessive, inappagamenti, epifanie e improvvise esultanze. 

La Repubblica, Parma, 24-4-2024

Sgrammaticare il quotidiano

di Massimo Gerardo Carrese

Gli “SpuntiSunti” sono frammenti narrativi, spesso molto brevi, che attingono dalla mia esistenza ordinaria. Solo attraverso un linguaggio volutamente imperfetto, ho scoperto la mia capacità di cogliere l’insolito nel quotidiano. I gesti semplici, gli incontri fugaci, la spesa al supermercato, i paesaggi familiari, una visita medica si trasformano in spunti di riflessione, in occasioni per riscoprire la meraviglia che si cela dietro l’apparente monotonia e banalità del mio quotidiano.

Scrivo gli SpuntiSunti per sovvertire la mia stessa percezione, per invitarmi da molti anni e ogni giorno a guardare al di là della superficie, a cogliere la potenzialità – potenziale per me – che c’è nella pratica del reale, anche quando questo appare scialbo e ripetitivo.

Per liberare il flusso dei miei pensieri e metterli nero su bianco, l’unico modo che ho è quello di scriverli volutamente in maniera “sgrammaticata”, ma non troppo. Solo così riesco ad ascoltarli e rifletterci sopra, per poi lavorare sul testo dove cercare di mantenere quella naturalezza iniziale. L’errore grammaticale, la sgrammatica, è l’occasione che mi fa sperimentare la realtà da una prospettiva per me inedita e dove rintracciare e architettare connessioni tra parole e idee. La sgrammatica definisce in me uno spazio narrativo che crea legami con la mia biografia.

Gli “SpuntiSunti” sono studi del mio vivere, sono esercizi quotidiani dove mi fermo ad ascoltare la mia fantasticheria e, dunque, a prestare attenzione ai dettagli che compongono il mio pensiero, ad ascoltare la vita che mi circonda e provare a restituirla in forma scritta per mezzo della ripetizione di concetti, di anagrammi, di riflessioni filosofiche, di pensieri incompiuti, di giochi numerici, di piccole e grandi ossessioni, di smanie, di silenzi.

La copertina di SpuntiSunti, déclic edizioni 2024 è realizzata da Resli Tale

con il loro umorismo sgrammaticato, gli spuntisunti illuminano sfumature insolite di un’esistenza piuttosto comune: quella dell’autore, che decide di osservare sé stesso, gli altri e il suo ambiente per mezzo di numeri, anagrammi, riflessioni enigmatiche, situazioni incompiute, ripetizioni ossessive, inappagamenti, epifanie e improvvise esultanze.

racconti solo apparentemente confusi e separati, gli spuntisunti collocano il lettore in una quotidianità riconoscibile ma non del tutto, filtrata da un’agitata curiosità: luoghi narrativi affidati al caso più scrupoloso e alla regola più disordinata.

in questo libro, in cui gli eventi e le parole si incartano in sensi altri, si avverte la necessità di abbandonare il legame abituale con le faccende di tutti i giorni, senza la pretesa di comprendere o spiegare la vita che ci assale a ogni ora. anche fuori di qui.” (dal sito dell’editore)

Leggi qui un’anteprima del libro

❑ su le muse inquietemarco conti recensisce spuntisunti di massimo gerardo carrese e l’antologia l’ordine sostituito. leggi la recensione qui.
spuntisunti prende in consegna gli indizi di un immaginario proiettato nella quotidianità, tra minuzie irrilevanti e domestiche, pensieri nell’immediatezza delle azioni più elementari…”

❑ su lavialiberalivio santoro recensisce spuntisunti. leggi l’articolo qui.
“scritti con una lingua intrapsichica, più che colloquiale, in cui le relative si rincorrono facendosi spesso beffe della correttezza sintattica, della punteggiatura e del bel parlare, gli spuntisunti di carrese hanno non solo il pregio di farci divertire (e molto) alla lettura, ma anche quello impagabile di offrirci una cassetta per gli attrezzi davvero a buon mercato con cui provare a interpretare bizzarramente il mondo a partire dalle impercettibili fratture che si aprono nei piccoli testi che lo compongono…”

❑ su nabu, si scrive di spuntisunti. leggi la recensione qui.
“carrese si interroga su tutto ciò che lo circonda con la curiosità di un bambino e con la stessa sfrenata immaginazione si esercita in capriole lessicali e acrobazie logiche che non mirano a stupire il lettore ma a tenere traccia del proprio percorso di smascheramento della realtà e di giocosa riscoperta dell’altro-da-sé.”

❑ su the bookish explorer, una recensione di spuntisunti firmata da stefania grosso. leggi l’articolo qui.
“massimo gerardo carrese si lascia andare, mescolando parole e comicità, curiosità e voglia di ridefinite il mondo. e ci riesce benissimo, lasciando sorrisi e nuove visioni, pagina dopo pagina.”

❑ per la rubrica online piazza navonauna lettura di spuntisunti e un’intervista all’autore a cura di chiara ricci. leggi l’articolo qui.
“anagrammi, giochi e associazioni di parole si (con)fondono per regalarvi una deliziosa e vorticosa narrazione.”

❑ la cover story de il sole 24 ore di domenica 10 marzo, firmata da maurizio ceccato.

si parla della copertina di spuntisunti e del progetto grafico déclic ideato da resli tale.

❑ su l’indice dei libri del mese di febbraio 2024, andrea inglese scrive di forme brevi e brevissime. tra i libri analizzati anche spuntisunti di massimo gerardo carrese. leggi l’articolo qui.
“malmenare la sintassi, per carrese, costituisce un esercizio di esibizione comico-corrosiva del tasso di ideologia che la lingua ordinaria veicola.”

SpuntiSunti inediti

Frutta e verdura – 7 luglio 2024

Quando poi, che uno entra per esempio che dici che vuoi comprare la frutta e la verdura, allora al supermercato, entri, e che puoi prendere il guantino di plastica e che poi la busta di plastica e che allora poi decidi di comprare i limoni e che i limoni che ne prendi tre e che ne prendi tre e che il codice che poi devi digitare sulla bilancia che è distante dai limoni che il codice da digitare sulla bilancia è 14223 e che allora, al supermercato dove che mi capita talvolta di andare, che ci sono questi codici qua ma non solo per i limoni e che se vuoi delle pesche allora il codice è 1805 che non mi sembrano dei codici difficili solo che da quando tu prendi tre pesche a quando poi vai alla bilancia che forse il codice era 14223? No, quello era dei limoni e che lo hai dimenticato e torni a vedere 1805 poi vai alla bilancia fai 1805 ed esce lo scontrino con pesche e il prezzo e il peso e poi lo attacchi alla busta e vai avanti e che se al reparto frutta incontri qualcuno che non puoi fare conversazione perché altrimenti ti dimentichi i codici e allora io non converso mai con nessuno e non saluto mai nessuno al reparto frutta e verdura perché mi devo concentrare sui codici. Al momento, non ho mai capito ancora perché che non mettono i codici per esempio 1 o il codice 2 o semplicemente il codice 3 ma che creano i codici lunghi come per esempio 72003. Che allora io adesso so che il codice dei limoni è 14223 che l’ho imparato in quel supermercato lì e poi alle volte digito il codice sbagliato per capire che cosa altro potrebbero essere quelle che ho preso che io so che sono limoni ma alle volte esce per esempio cetrioli e alla cassa, una volta, avevo i limoni e avevo digitato il codice delle banane e che la cassiera ha detto ma questo è il codice delle banane e io ho detto ah, l’ho confuso con quello dei limoni e che allora la cassiera ha chiamato a un responsabile che ha preso e ha pesato come i limoni e non le banane e poi è tornato, il responsabile, con il codice giusto e il peso giusto e il prezzo giusto e ho pagato alla cassiera e che ho detto alla cassiera perché fate questi codici così lunghi e che la cassiera mi ha detto che lì da loro non lo sapeva nessuno e che le bilance arrivavano configurate già così, lei credeva ma non lo sapeva bene e io non ho voluto chiedere oltre. A me mi piace di andare a vedere nei supermercati i codici che mettono. Che ci sono i supermercati dove che i codici di frutta e verdura sono corti e dove che sono lunghissimi per esempio in un paese ho trovato una frutta e verdura che ha dei codici cortissimi di sole due cifre alle volte 1 e allora poi invece dei codici lunghissimi anche di sei cifre. Poi ci sono le frutte e verdure che mettono il simbolo che tu digiti sulla bilancia i limoni se hai preso i limoni e quelli secondo me non sono interessanti perché sono didascalici invece i codici chiedono tutta la tua attenzione e sei più attento che prendi i limoni guardi il prezzo il codice poi vai alla bilancia e devi digitare il codice che in molti dicono che così è intuitivo quando trovi il limone sulla bilancia e digiti i limoni però a me non mi pare. Mi pare didascalico. Quasi offensivo che è come dire banane è banane invece con il codice banane è anche 10731 che a me mi pare interessante. Allora ho iniziato ad apprezzare i codici lunghi che ci fanno esercitare la memoria a noi consumatori che ci consumiamo la memoria, pure, e qui la esercitiamo, e che io a me mi piacciono i codici che poi me li appunto pure e quando sono in altri supermercati digito quel codice per capire che cosa riporta un codice di un supermercato in un altro supermercato. Che io ci metterei nei reparti frutta e verdura gli anziani con i problemi di memoria che dici i limoni che codice hanno? E loro dicono 14223 e tu sei alla bilancia e li ringrazi e loro ti ringraziano pure. Che è un servizio civile, il loro, di volontariato civile. Che loro fanno conversazione, gli anziani seduti lì, e tu compri la frutta e la verdura che i cui codici li devono ricordare gli anziani che stanno lì, ad aspettare i consumatori e non si consumano senza fare niente che aspettano la morte ma aspettano il consumatore per non consumarsi. Che loro possono pure sbagliarti a dire il codice ma poi sta alla cassiera o al cassiere fare l’ultima verifica e così siamo più attenti nei supermercati e collaboriamo e non andiamo solo lì che non parliamo con nessuno o parliamo solo con le persone che conosciamo che a me mi piace di andare nei supermercati perché mi piace ma questo è un altro discorso. Che se digiti 0 sulla bilancia che succedono alle volte delle cose interessanti che esce per esempio lo scontrino errore, non a tutte le bilance ma alle volte sì, e tu metti poi l’adesivo errore sui limoni e vai fino alla cassa con quello scontrino con scritto codice errore e che poi il cassiere o la cassiera poi dice che quelli sono limoni e che hanno un codice specifico mentre che io ho messo un codice errore e io dico ah, non me ne ero accorto, però me ne ero accorto, è per fare conversazione, anche, se vuoi, o per attivare un circuito di relazioni che altrimenti non si attiverebbe e che poi il cassiere o la cassiera dice non si preoccupi e che che poi chiama alla cassa dal microfono un nome e che il nome si fa persona e che arriva alla cassa e che il cassiere o la cassiera fa andare a controllare alla persona il codice dei limoni alla persona che prende i tuoi limoni li porta alla bilancia li pesa li riporta alla cassa e dietro di te intanto c’è la fila e tutti sono fermi, come congelati insieme ai loro prodotti surgelati, cioè qualcuno si lamenta, cambia cassa ma poi poco dopo torna la persona e ringrazi e senti il bip e paghi i tre limoni, di solito un euro e ottantatré. Sono buoni. Codice 14223 ma non è un codice universale. Questa per me è la bellezza. Sapere che i limoni non sono soltanto limoni ma anche codici che non sono universali. Io sono una persona semplice. Mi pare di averla già detta questa cosa qua.  

Negozio di scarpe – 25 giugno 2024

Sai, l’altro giorno sono entrato in un negozio di scarpe e che c’era la commessa che era nel negozio di scarpe che erano le nove del mattino, anzi le noveetrenta del mattino, che ero l’unico cliente al momento e che alla radio davano il pezzo terra promessa, alle novetrenta, sì, che ero l’unico cliente buongiorno e anche lei buongiorno se ha bisogno mi dica e io grazie e lei prego si figuri, che avevano aperto da poco e che allora mi guardavo in giro le scarpe e le scarpe e le scarpe e che poi c’era il biglietto che tornavo quasi all’uscita che entrando non lo avevo notato ma fuori era scritto un biglietto attaccato al vetro con il nastro trasparente, che quando ero piccolo dicevo il nastro invisibile, poi ho imparato a capire la differenza tra trasparente e invisibile, che il vetro è trasparente e anche il nastro, per dire, ho imparato, che gli spiriti sono invisibili, anche le energie, anche l’amore, anche il magnetismo che c’è ma non c’è, è invisibile ma c’è, come l’amore, credo, cioè io credo più al magnetismo che all’amore e non credo agli spiriti che secondo me non esistono, e questa è già una credenza, che invece il magnetismo sì, in quello ci credo, quello che quando l’altro giorno in metropolitana con quella donna, che anche lei lo ha sentito, e poi con quelle due ragazze, anche loro lo hanno sentito come me, e poi con quella donna quell’altra, anche lei, che mi ha sorriso e io pure, lo abbiamo sentito il magnetismo, per dire, ma al vetro il vetro trasparente con un biglietto e il nastro trasparente che era scritto con un pennarello “cercasi personale” e che allora che guardavo le scarpe e che mi è venuta che io volevo fare un anagramma mentre che leggevo la scritta al contrario che era rivolta verso fuori la scritta le parole si leggevano bene fuori dentro erano al contrario mentre che io ero dentro ma che avevo capito la scritta perché l’avevo ricostruita la scritta nella mia testa in senso ordinario, cioè comprensibile, allora anche le cose al contrario si possono ricomporre nel senso ordinario e che allora che mi sono messo a vedere che dentro “cercasi personale” che c’era la s e la p e guardavo le scarpe e allora mi sono detto che c’era anche la c e che avrei potuto fare forse la parola scarpa sì scarpe e allora avevo una scarpa in mano e una in mente e che poi ancora l’anagramma e le scarpe e allora non c’era niente delle scarpe nel negozio che mi piacevano in testa però ora avevo un’altra scarpa che era un pezzo dell’anagramma sì, c’era scarpe in quella frase, arrivederci e anche lei arrivederci e che poi l’ho trovato nel parcheggio l’anagramma, sono uscito con le mani in tasca ma in testa avevo le scarpe, forse è una trovata pubblicitaria “cercasi personale” che sanno che tu fai l’anagramma e che cerchi come prima cosa scarpe perché sei in un negozio di scarpe, credo, e che mi sono messo in auto a scrivere ero nel parcheggio l’anagramma di “cercasi personale” e ho trovato “lascio scarpe nere” o anche me lo dicevo in terza persona al passato “lasciò scarpe nere” che era quello che avevo fatto, non solo scarpe nere ma c’erano anche quelle, per dire. Allora ero contento, da solo, nel parcheggio sotterraneo, contento che non avevo trovato le scarpe ma sì le avevo trovate e lasciate pure ma non del tutto. Quando mi capita così sono felice, come a dire di una contentezza che non so dire, per molte ore della giornata che quando sono così felice, sono felice. Per diverse ore. Sai. Sono un uomo semplice. E nostalgico.

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