Quando devi fare una visita medica, che tu entri nella stanza dell’attesa del medico e allora chiedi chi è l’ultimo e non appena che chiedi chi è l’ultimo l’ultimo diventi tu. Che non è la stessa cosa se chiedi chi è il primo che il primo non lo diventi tu. Questa cosa misteriosa che diventi l’ultimo non appena lo chiedi funziona solo per diventare l’ultimo e mai il primo, perlomeno nelle sale d’attesa. Che l’ultimo spera sempre che ci sia qualcuno di altro che arriva che l’ultimo a passo a passo poi diventa il primo con l’arrivare degli ultimi. Che il primo è un ultimo che si è dato speranza e che una volta che è diventato prima, poi, quando ti chiamano, scompari, di solito dietro a una porta, e poi quando esci non sei il primo o l’ultimo, sei uno che esce, da dietro quella porta perdi qualsiasi funzione numerica e invece l’ultimo c’è sempre nella sala d’attesa, lo vedi sempre, che però devi stare attento perché prima o poi l’ultimo diventa il primo e poi non è più nessuno una volta che esce da quella porta. I dottori ti guariscono da qualsiasi funzione numerica. Ho capito questo. Cioè per il dottore non sei il primo o il secondo, sei un paziente, sei uno. Uno non è il primo. Ho capito questo nella sala d’attesa. Stamattina. Verso le 8. Ero l’ultimo e il primo. Insieme. Allora non ho capito più niente. E quando sono uscito dalla porta ero uno, ma non il primo. Uno qualsiasi.
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